Comunicare con i pc è diventato naturale, li usiamo per fare ricerche, trovare informazioni, lavorare, parlare con altre persone e molto altro. Per comprendere meglio cosa renda possibile questa “conversazione” tra esseri umani e macchine che diamo ormai per scontata, abbiamo parlato con Simonetta Montemagni, direttrice dell’Istituto di linguistica computazionale “Antonio Zampolli” del Cnr
Le “conversazioni” con i dispositivi digitali sono diventate comuni: basta un comando vocale per chiedere all’assistente virtuale di impostare una sveglia, trovare un ristorante o spegnere le luci di casa. Con qualche tocco sulla tastiera, possiamo cercare informazioni, acquistare biglietti per il cinema, prenotare una visita medica o fare la spesa online, il tutto in pochi secondi. Questo dialogo sempre più fluido e senza incomprensioni tra esseri umani e macchine è reso possibile dai progressi nel Trattamento automatico della lingua (Tal), noto anche come ‘Natural language processing’ (Nlp). Queste tecnologie hanno trasformato radicalmente il nostro rapporto con i dispositivi, un tempo, usare un computer, anche solo per svolgere compiti semplici, richiedeva la conoscenza di comandi complessi e linguaggi di programmazione, era come imparare una lingua straniera; oggi, interagire con la tecnologia è facile e immediato, alla portata di tutti.
Il Tal fa da “traduttore” tra noi e le macchine, permette ai computer di analizzare, comprendere e produrre il linguaggio umano in tutte le sue sfumature. Le sue applicazioni sono vastissime: dai chatbot che ci assistono online ai sistemi di traduzione automatica, che permettono di comunicare oltre le barriere linguistiche, fino ai sistemi di riconoscimento vocale, che trasformano la nostra voce in testo. “Grazie al Tal, non siamo più noi a doverci adattare al linguaggio dei computer, ma sono loro ad adattarsi a noi. Questo ha reso la tecnologia accessibile a tutti, anche a chi non ha competenze tecniche specifiche, democratizzando l’accesso alle potenzialità del mondo digitale”, sostiene Simonetta Montemagni, direttrice dell’Istituto di linguistica computazionale “Antonio Zampolli” (Ilc) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa.
Ma come funziona questa tecnologia? Alla base del Tal ci sono le reti neurali artificiali, modelli matematici ispirati al funzionamento del cervello umano. Queste reti, specialmente nella loro forma più avanzata nota come “deep learning”, sono capaci di elaborare enormi quantità di dati, apprendere schemi complessi e fare previsioni accurate. “Le reti neurali profonde hanno rivoluzionato il campo del Tal, permettendo ai computer di comprendere il linguaggio umano in modi prima impensabili, così come di generare testi coerenti e privi di errori”, spiega la ricercatrice. Negli ultimi anni, queste tecnologie hanno fatto grandi progressi in termini di accuratezza e facilità d’uso, al punto da essere integrate in sistemi ampiamente diffusi e commercializzati, di grande impatto sociale ed economico. Si pensi, ad esempio, agli assistenti virtuali o ai motori di ricerca per la classificazione e selezione personalizzata di contenuti del web, anche indipendentemente dalla lingua in cui sono espressi, fino alla generazione di testo a partire da dati o documenti forniti.
“È importante sottolineare come le tecnologie Tal siano diventate fondamentali non solo nella nostra vita online quotidiana, ma anche nell’economia digitale nel suo complesso”, sottolinea Montemagni. “Molte delle attività che svolgiamo sul web, dai motori di ricerca ai social media, dalle piattaforme di e-commerce ai servizi di streaming, si basano su queste tecnologie per offrire esperienze personalizzate e intuitive”.
Il Tal rappresenta un settore strategico di ricerca e sviluppo della linguistica computazionale, una disciplina interdisciplinare, che si avvale del contributo di informatici e linguisti. “L’obiettivo principale della linguistica computazionale è creare modelli del funzionamento del linguaggio umano che possano essere tradotti in programmi eseguibili dal computer e che consentano a quest’ultimo di capire e comunicare in qualsiasi lingua conosciuta”, afferma l’esperta. “Questi modelli permettono ai computer di superare le barriere linguistiche e comunicare efficacemente con noi, sia in forma scritta che parlata. Considerando che il linguaggio costituisce una facoltà distintiva dell’essere umano, il Tal si colloca in modo naturale all’interno del settore più ampio dell’Intelligenza Artificiale. Il Tal esplora anche come il linguaggio viene appreso e come cambia, ad esempio in contesti specifici o attraverso le situazioni comunicative. Da questa prospettiva, esso condivide molti degli obiettivi di ricerca della linguistica teorica e delle scienze cognitive”.
Pisa, grazie al Cnr-Ilc, è considerata la culla della linguistica computazionale in Italia. L’Istituto è stato il primo centro italiano dedicato alla linguistica computazionale e uno dei primi al mondo. Oggi, la linguistica computazionale e il trattamento automatico della lingua possono contribuire ad affrontare sfide decisive in aree di importanza strategica per la società. Queste tecnologie sono state sperimentate con successo in diversi settori: nell’istruzione, dove contribuiscono a creare opportunità di apprendimento inclusive e personalizzate; nella sanità, dove possono migliorare la comunicazione medico-paziente; nella pubblica amministrazione, accorciando la distanza tra i cittadini e le istituzioni pubbliche; nel mondo delle imprese, fornendo strumenti tecnologicamente avanzati per la gestione di archivi, database e documenti in generale. Hanno, inoltre, dimostrato un potenziale fortemente innovativo per la valorizzazione di importanti testimonianze del patrimonio culturale immateriale. “In futuro, possiamo aspettarci ulteriori progressi, che renderanno l’interazione uomo-macchina ancora più naturale e intuitiva. Sistemi di Tal sempre più evoluti potrebbero arrivare a comprendere e riprodurre non solo i contenuti delle comunicazioni, ma anche le emozioni e le sfumature culturali a essi associate, aprendo nuove frontiere nella comunicazione e nella comprensione interculturale”, aggiunge la ricercatrice.
Pur riconoscendo le immense opportunità offerte da queste tecnologie, è altrettanto importante affrontare le sfide etiche e sociali che comportano. “La collaborazione tra discipline è essenziale: linguistica, informatica, scienze cognitive ed etica devono lavorare insieme per garantire che lo sviluppo di queste tecnologie avvenga in modo responsabile, etico e al servizio del bene comune”, conclude Montemagni.
[Almanacco della Scienza N.9, ottobre 2024]