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CHE LE SUORE SIANO MADRI E NON ZITELLE, DICHIARA IL PAPA.

Mercoledì 8 maggio, Papa Francesco ha ricevuto nell’aula Paolo VI le religiose partecipanti all’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg). In tale occasione, il Santo Padre ha dichiarato la sua gioia nel poter fare quest’incontro e ha poi ringraziato le 800 suore, provenienti da tutto il mondo, per tutto quello che fanno “affinché la vita consacrata sia sempre una luce nel cammino della Chiesa”. Il pontefice ha parlato in tale occasione della “castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore – ha precisato il pontefice -, una castità ‘feconda’, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non ‘zitella’!”

Papa Francesco ha aggiunto: “Scusatemi, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità. Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità; non si può capire la Chiesa senza la sua maternità. E voi siete icona di Maria e della Chiesa”. Papa Francesco ha poi esortato a non “dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Benedetto XVI, con grande sapienza, ha richiamato più volte alla Chiesa che se per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo, per Dio autorità e sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore; vuol dire entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi agli Apostoli”.

Il Pontefice ha poi attaccato “gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che ‘ usano’ il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa! Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride, le periferie esistenziali del cuore umano”.

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