È un uomo che vive sulla strada, vestito con una giacchetta stretta e consumata, pantaloni larghi, scarponi, una bombetta e un bastone da passeggio di bambù flessibile, che Chaplin acquistava presso un negozio di ombrelli di New York, non lontano da Times Square.
Chaplin scriveva, dirigeva, interpretava e componeva la musica per molti dei suoi films. Charlie Chaplin rappresenta nei suoi films un’espressività fisica che non ha bisogno di parole, è il cinema muto dove la recitazione è fatta di gesti e di silenzio; infatti Charlie Chaplin diceva: “ Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare, forse perché non può essere comprato”.
Nel sobborgo Walworth di Londra, Charles Spencer Chaplin nasce il 16 Maggio 1889, in un quartiere povero; la sua infanzia è misera, con il padre Charles Chaplin attore di varietà, vittima dell’alcolismo, e la madre Hannah Harriette Hill attrice e cantante.
Dopo essere stato in alcuni orfanotrofi del Lambeth, sostenuto da suo fratello Sydney, nel 1910 Charlie inizia una collaborazione con l’impresario teatrale Fred Karno, in quel periodo ha modo di osservare i tanti personaggi di certi ambienti inglesi dell’Ottocento, persone all’apparenza “importanti” ma in realtà ipocrite e corrotte, e da queste osservazioni Charlie porterà nei suoi films, quella realtà come critica sociale tra comicità e drammaticità.
Nel 1906 Chaplin lavora nel circo, dove si esibisce in una commedia da palcoscenico, impara una certa mimica e agilità fisica, entra nella compagnia di Fred Karno con il sostegno di suo fratello Sydney che già vi lavorava; la paga è di 3 sterline a settimana.
Nel 1913 Chaplin viene notato dal produttore Mack Sennett che gli offre un contratto per la casa cinematografica Keystone. Per la prima volta arriva sul grande schermo il personaggio Chas, che poi diventerà Charlot.
Il primo film da lui diretto nel 1914 si intitola “Twenty Minutes Of Love”, una storia semplice: un incontro nel parco tra un poliziotto e una ragazza. “Night out” è una commedia del 1915 con due amici che trascorrono una serata a bere e a divertirsi in un pub e in un albergo.
Nel 1916, Charlie Chaplin decide di creare un nuovo personaggio, il vagabondo Charlot in diversi ruoli: Charlot al pattinaggio, boxeur, l’evaso, giornalista, è un uomo che cerca di sopravvivere e in tutti i modi di fare parte di una società che purtroppo continua ad emarginarlo.
Charlot lavora anche con gli animali in divertenti e avventurose scene: in “Vita da cani” realizzato nel 1918, Charlot incontra un cane come amico e partner, in “Giorno di paga” del 1922 c’è la simpatica scena quando Charlot torna a casa dal lavoro, compra una salsiccia per pranzo e quando arriva nel suo appartamento, trova sul tavolo un gruppo di graziosi gatti, intanto un micetto si avvicina al tavolo e prende la salsiccia. Chaplin lavora con un orso sul set di “La febbre dell’oro” realizzato nel 1925, e interpreta delle scene con una tigre, un leone, e delle scimmiette cappuccine in “Il circo” del 1928 dove in una scena pazzesca, Charlot fa una acrobatica esibizione, camminando su una corda mentre delle sfacciate cappuccine saltano e salgono su di lui, una scimmietta si siede sulla sua faccia con la sua coda nella bocca di Charlot, una seconda scimmia lo sveste e la terza getta della buccia di banana sulla corda.
Il suo primo lungometraggio è “Il Monello” del 1921, che racconta di un bambino abbandonato dalla madre, un film in parte autobiografico, Charlot con tenerezza e coraggio, si prende cura del bambino; nelle scene del film si trovano riflessioni sulla solitudine, la precarietà delle relazioni umane e la povertà.
Nel film “Le luci della città” 1931 viene portata in scena l’impossibilità delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore perché nella società la causa di tutto è il capitalismo, che distrugge ogni aspetto della vita.
La fioraia cieca che scambia Charlot per «un duca ricco, quindi buono» è una figura ingenua in un mondo dove bisogna fingere per sopravvivere. La bellissima inquadratura finale, in cui Charlot deve fare a meno delle parole, rappresenta l’ incomunicabilità in un mondo dove molte volte è difficile vivere, ma la descrizione della società capitalistica trova la sua più alta espressione in “Tempi Moderni” del 1936, capolavoro del cinema muto dove un operaio ridotto ad ingranaggio di macchina è la perfetta riproduzione dell’alienazione dell’individuo, sfruttato, reso lui stesso una macchina, senza più uno spazio per il suo tempo libero.
Il film piace in Europa, meno in America dove inizia una certa diffidenza verso Chaplin, sempre più politico, viene indagato dal maccartismo, spiato dalla FBI.
Con “Tempi moderni” e ancor più con “Il grande dittatore del 1940, Chaplin viene accusato di comunismo dalla Commissione per le attività antiamericane (House Committee on Un-American Activities, HCUA).
Chaplin si imbarca sull’ Olympic e tornando a Londra, visita i quartieri di Lambeth e Kennington, i luoghi vissuti da bambino. In viaggio con la famiglia verso Londra dove si sarebbe tenuta la prima mondiale di “Luci della ribalta” e poi un periodo di vacanza, viene raggiunto dalla notifica del procuratore generale degli Stati Uniti in base alla quale gli veniva annullato il permesso di rientro negli USA, si trasferisce in Svizzera, nella tenuta de “Manoir de Ban”, nel comune di Corsier-sur-vevey.
Riabilitato dall’opinione pubblica americana solo all’inizio degli anni settanta, torna nella sua patria di adozione per ritirare l’Oscar alla carriera.
Nel nostro Paese le comiche di Chaplin arrivano tra il 1915 e il 1916, alcuni inserti pubblicitari, vengono curati da Giuseppe Barattolo fondatore della Caesar Film, su “La Cinematografia italiana e estera”, rivista di notizie anche oltre oceano. Nel 1952 durante l’anteprima per il film “Luci della ribalta” a Roma, Charlie Chaplin riceve la medaglia d’oro ed è nominato onorario della Repubblica Italiana. Intervistato dalla stampa, Charlie Chaplin ringrazia il pubblico, affermando la sua gratitudine per l’Italia e gli Italiani, la loro arte, cultura e ospitalità. In Francia riceve nel 1971, il premio della Legion d’Onore.
CHARLIE CHAPLIN MUSICISTA
Pur non conoscendo le note, Chaplin aveva un grande talento musicale, suonava al piano e si accompagnava con un dolce “hum”, creando la melodia a labbra chiuse, componendo quelle che sarebbero diventate le partiture per l’orchestra.
Nel caso di “Tempi moderni” ha spiegato Brock: “arrivava in studio di registrazione alle nove del mattino, faceva scorrere sullo schermo il film già montato e suonava dal vivo la musica che aveva pensato, accompagnato da David Raksin che scriveva l’intera partitura. Charlie Chaplin compone la traccia musicale de “Il circo”, scrive le musiche per “Il monello”, “La donna di Parigi”. La sua colonna sonora più nota è “Luci della ribalta” composta insieme a Raymond Rasch e Larry Russell che gli fa vincere il Premio Oscar nel 1972
FRASI DI CHARLIE CHAPLIN
Chaplin aveva un’anima sensibile, un atteggiamento positivo alla vita e credeva fortemente nell’essere umano, autore di poesie e di canzoni tra le quali, “Smile, “Eternally”, “Spring Song”,
Le frasi di Charlie Chaplin sono pensieri sulla vita e sulle buone qualità delle persone che aiuterebbero a vivere in un mondo migliore. Eccone alcune:
“Non sono cittadino di nessun posto, non ho bisogno di documenti e non ho mai provato un senso di patriottismo per alcun paese, ma sono un patriota dell’umanità nel suo complesso. Io sono un cittadino del mondo”.
“Suppongo che sia una delle ironie della vita fare la cosa sbagliata al momento giusto”.
“Ti criticheranno sempre, parleranno malamente di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi”.
“Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo, e quando mi incamminai verso l’enorme pedana di legno esso era già venuto al mondo”.
Poesia di Charlie Chaplin
“VIVI”
Ho perdonato errori quasi imperdonabili,
ho provato a sostituire persone insostituibili
e dimenticato persone indimenticabili.
Ho agito per impulso,
sono stato deluso dalle persone
che non pensavo lo potessero fare,
ma anch’io ho deluso.
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo;
mi sono fatto amici per l’eternità.
Ho riso quando non era necessario,
ho amato e sono stato riamato,
ma sono stato anche respinto.
Sono stato amato e non ho saputo ricambiare.
Ho gridato e saltato per tante gioie, tante.
Ho vissuto d’amore e fatto promesse di eternità,
ma mi sono bruciato il cuore tante volte!
Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto.
Ho telefonato solo per ascoltare una voce.
Io sono di nuovo innamorato di un sorriso.
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e…
ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale
(che ho finito per perdere)…
ma sono sopravvissuto!
E vivo ancora!
E la vita, non mi stanca…
E anche tu non dovrai stancartene.
Vivi!
È veramente buono battersi con persuasione,
abbracciare la vita e vivere con passione,
perdere con classe e vincere osando,
perché il mondo appartiene a chi osa!
La Vita è troppo bella per essere insignificante!
Charlie Chaplin metteva nei suoi films una fonte di emozioni, momenti di gioia e di tristezza, di incertezza e speranza, con buon umore e coraggio è andato oltre la verità, Charlot era sempre sé stesso, la sua lealtà e semplicità poteva essere fraintesa per ingenuità ma non era così, queste sono le qualità delle persone giuste, Charlot è un uomo disincantato, il suo volto è dolce e amaro, ma è un uomo sempre pronto a combattere, ad apprezzare i momenti più semplici e autentici dell’esistenza, nelle lacrime come nel sorriso.
ANNA & MARIA SCIACCA