Caro STATO,
poiché giusto settant’anni fa dalla mia maestra di seconda elementare sentii dire che lo STATO è come se fosse il padre di tutti i cittadini, ti scrivo proprio come se scrivessi a mio padre, con parole semplici e il cuore in mano. Sono un vecchio 77enne che ha poco studiato, quindi perdonami se non uso un linguaggio forbito.
Ho una pensione di 630 euro (che sicuramente non sempre bastano per affrontare le spese delle prime necessità e il costo dei tiket e dei farmaci a pagamento indispensabili per i vari acciacchi) ma faccio ogni sacrificio possibile per camminare sempre a testa alta e salvaguardare la mia dignità di essere umano. Oltre ai malanni ho le mie tristezze, i miei piccoli e grandi problemi, i miei scoramenti e le mie delusioni ma, grazie a Dio e alla mia fede, ho anche tanti bei sogni e una grande speranza, e una profonda fiducia, che già da domani tutto può cominciare ad andare meglio, se tu lo vorrai!
Caro STATO, sono un poco arrabbiato con te perché con il trascorrere del tempo mi pare che stai diventando sempre più distratto e sempre più lontano e distaccato dai bisogni e dai problemi dei tuoi figli-cittadini. Un buon padre non si comporta così! Un buon genitore non fa “a chi figlio e a chi figliastro”, assolutamente no! Un buon padre è presente dove c’è un suo figlio, nella grande città o nel più piccolo borgo, nelle strade eleganti o nelle periferie degradate. È sempre vigile e pronto ad aiutare il figlio che ha bisogno e sempre pronto a difendere colui che chiede aiuto. Ti dico di più: un buon padre riesce addirittura a prevenirle le necessità dei suoi figli sapendo che non deve permettere che nessun angolo di nessuna parte del Paese possa diventare succube di degrado e di abbrutimento destinato poi ad essere terra di conquista del malavitoso di turno. Un buon padre, oltre che difenderli in vita i propri figli, non permette a chicchessia di offenderne la memoria.
Non lo permettere, mai, perché tu sei lo STATO, e devi essere invincibile!
Sempre tuo,
Raffaele Pisani