Carmen Lavani è stata una delle grandi protagoniste dell’opera lirica, non solo in Italia, della seconda metà del Novecento.
Artista raffinatissima ha iniziato la carriera, negli anni Sessanta, diventando un riferimento per i ruoli mozartiani e da soubrette.
Al momento della massima popolarità, quando avrebbe potuto vivere di rendita, ha deciso di scompaginare le carte in tavola affrontando ruoli molto più onerosi vocalmente stupendo critici ed addetti ai lavori.
Ecco apparire ‘Jenufa’, i grandi titoli verdiani, eseguiti in maniera impeccabile.
Poi l’insegnamento, in diversi Conservatori ed adesso l’impegno a documentare la sua carriera con una serie di registrazioni che documentano spettacoli eccezionali, con colleghi famosi, registi importanti, direttori illustri.
Ma anche una attività coraggiosa su Facebook, nel quale pubblica le sue recentissime registrazioni: le grandi arie cantate con una voce matura ma ancora di grande bellezza ed interpretate con una profondità, una capacità di interiorizzazione, una poetica, che fanno di ciascun filmato un capolavoro stupefacente.
Questa intervista non vuole celebrare la grande cantante. Se avessi chiesto una cosa del genere alla signora Lavani, peraltro gentilissima, sicuramente non avrebbe accettato.
Perché siamo davanti ad una artista che ha coscienza di aver scritto magnifiche pagine di teatro, ma fondamentalmente modesta, che non ama le autocelebrazioni, che è grata ai colleghi, che sa cosa sono riconoscenza e senso della misura.
Abbiamo cercato di raccontare il profumo dell’età d’oro del melodramma, ma anche ricordando tanti protagonisti di quel tempo che vengono ricordati troppo poco.
Per realizzare una simile intervista ci voleva una persona speciale come Carmen Lavani: donna coraggiosa, schietta, diretta, che ha sempre affrontato le questioni importanti mettendoci la faccia, che riconosce il valore dei suoi colleghi, sa cogliere la loro sensibilità, non ama i pettegolezzi, le cattiverie gratuite.
Quindi decisamente un tipo non comune, non solo nel mondo dell’opera.
L’Idea Magazine: Prima di parlare di teatro e musica, però, ricordiamo un aspetto del tutto personale, ma non irrilevante: lei è nata all’estero, perché i suoi genitori dovettero emigrare. Che ricordo ha di quel periodo lontana dall’Italia? Ha vissuto con fatica il rientro nel nostro paese?
Carmen Lavani: Si sono nata in Francia a Privas nell’Ardeche dove i miei genitori, entrambi italiani, si conobbero proprio lì. Si sposarono nel 1932 e dal 1933 nacquero, esattamente a distanza di 3 anni l’una dall’altra, 4 femmine, delle quali io sono l’ultima, nata nel 1942. Purtroppo, in piena 2 guerra mondiale, a causa di una grave malattia di mio padre, fummo costretti a rientrare in Italia nel 1943, esattamente un anno dopo la mia nascita. Quindi non ho ricordi precisi della Francia, ma ho i racconti di mia madre e delle mie sorelle, in particolare la primogenita che ha sempre provveduto ad informarmi del nostro periodo vissuto in quel della Francia. Ricordi di momenti sereni, di simpatie nate non solo con la comunità italiana, ma anche coi francesi stessi che avevano preso a ben volere tutta la mia famiglia ed in particolare tutte le mie sorelle. Con l’avvento della 2 guerra mondiale le cose cambiarono drammaticamente e mia madre descriveva spesso questo mutamento nei nostri riguardi in termini davvero incredibili e spaventosi. Mio padre si ammalò e quasi morì, di conseguenza fummo obbligati a tornare in Italia perdendo tutto quello che con tanti sacrifici i miei cari erano riusciti a realizzare. Comunque, nel 1943 una volta in Italia, i miei genitori hanno continuato a far tesoro dell’esperienza all’estero e con molta perspicacia non hanno mai abbandonato l’uso della lingua francese per tutta la famiglia. Cosa avvenne? Avvenne che i nostri cari concittadini italiani hanno iniziato ad odiarci profondamente ed a inveire contro il nostro ritorno, (c’era ancora la guerra che finirà nel 1945). Addirittura, coniarono una espressione nei riguardi di mia madre qualificandola “la franseisa”! Ecco quali sono per me i ricordi della mia infanzia. D’altra parte, anche oggi non si scherza con odio e discriminazione! Per me già da allora l’unico rifugio fu il canto! Mia madre nel 1946 acquistò per la famiglia una radio e le canzoni in voga d’allora furono i miei primi approcci con il canto! Non mi lasciavo sfuggire nessuna occasione per esibirmi! I miei miti erano: Tajoli, Consolini, Carla Boni, Nilla Pizzi, Gino Latilla ecc. ecc. Poi all’inizio degli anni 50, sempre grazie alla radio, con l’aiuto della mia sorella maggiore, abbiamo iniziato ad ascoltare in diretta le opere liriche e da lì tutta la mia nascita verso il melodramma!
L’Idea Magazine: Una volta scoperta la passione per il belcanto, la Signora Lavani cominciò a studiare e subito arrivarono riconoscimenti e premi: diplomi di merito alla Scala, all’Accademia Musicale Chigiana, a Torino, borse di studio Enal, il concorso al Teatro San Carlo ed allo Sperimentale di Spoleto, dove interpretò Lauretta in ‘Gianni Schicchi’, al fianco di un giovanissimo Leo Nucci.
Cominciamo proprio dal re dei baritoni la nostra carrellata di grandi artisti: cosa le viene subito in mente se citiamo Leo Nucci?
Carmen Lavani: Leo, cantò nel mio Gianni Schicchi Mastro Spinelloccio, ma lui aveva già debuttato il Barbiere di Siviglia l’anno precedente credo! Inutile ricordare il suo talento. Provai tanta malinconia quando lo incontrai artista del Coro al Teatro alla Scala in occasione di miei spettacoli alla Piccola Scala. Ma quel temperamento, quell’entusiasmo, quella visione sempre positiva che aveva della vita, furono gli artefici dei suoi trionfi! Nella sua successiva ripresa della carriera cantai con lui a Bologna nella Fedora e ci ritrovammo a ricordare i nostri inizi! Spesso, vivendo a Verona lo incontravo per strada e non abbiamo mai smesso di stimarci e volerci bene a vicenda!
L’Idea Magazine: Quello spettacolo era diretto da un grande Maestro, figura fondamentale per il teatro di Spoleto, ma troppo poco ricordato dalla critica: Ottavio Ziino.
A lui devono il loro esordio molte delle più importanti voci italiane.
Ci racconta qualcosa di lui?
Carmen Lavani: Del Maestro Ziino ho un ricordo di un professionista molto adatto ad accompagnare cantanti debuttanti. Con lui durante le recite non sono mai accadute sorprese, il suo controllo ed esperienza faceva filare sempre tutto liscio! Ricordo un aneddoto, lui non pronunciava bene la consonante S, il suo Si era un Fi. Potete immaginare quanta ironia scatenava quando ripeteva una serie di: fi fi fi fi e quanti imitatori ebbe al seguito negli anni che furono!
L’Idea Magazine: Un altro grandissimo direttore cui lei è molto legata è stato Bruno Rigacci. Il Maestro era un musicista eccezionale, ma fu anche vittima di maldicenze, venne bistrattato dalla stampa e dimenticato vergognosamente dagli addetti ai lavori.
Assieme avete lavorato alla fine degli anni Sessanta in ‘Gli astrologi immaginari’ di Paisiello, alla Radio Svizzera ed a Bologna in ‘Pia de’ Tolomei’, per poi ritrovarvi, dieci anni dopo, ancora a Lugano in ’ Livietta e Tracollo’ di Pergolesi. Ci racconta qualcosa di lui, del suo modo di lavorare, ma anche del suo carattere?
Carmen Lavani: Il Maestro Rigacci ebbi la fortuna di conoscerlo durante i Corsi di Interpretazione all’Accademia Chigiana di Siena che condivideva con Gino Bechi! Fu per me una fortuna, nella mia vita credo di non aver mai più incontrato un talento del genere. In quei due anni di corsi estivi potei scoprire tutto ciò che mi serviva per impostare seriamente un cammino artistico con basi davvero solidificate! Tanta gratitudine io devo a questo Maestro che ha sempre ottenuto grande stima all’estero, ma che in Italia, per difficoltà legate ad un ambiente ostile al suo talento, non gli è stato consentito, anche attraverso azioni di malvagità, di potersi esprimere come gli sarebbe stato dovuto. Il modo di lavorare del Maestro era pieno di entusiasmo trascinante, al pianoforte era un fiume in piena, ti risolveva con mille sfaccettature ogni piccolo dettaglio, ti creava un clima di tale sostegno che tutti i problemi tecnici passavano in secondo piano e senza che te ne accorgessi venivano risolti immediatamente! Descrivere il carattere del Maestro Rigacci è facilissimo, da buon fiorentino purosangue immensa simpatia, giovialità, bontà, ironia, forse mancava un poco di cattiveria, cosa anomala per un fiorentino, credo gli avrebbe creato armi di difesa alla sua causa!
L’Idea Magazine: Un altro incontro importante è stato quello con Franco Mannino. La diresse nel 1969 in ‘L’Incoronazione di Poppea’ ed in ‘Falstaff’, ma ebbe anche l’opportunità di cantare in due opere da lui composte: ‘Soltanto il rogo cantò’ e, nel 1970 a Trieste, ‘La Speranza’. Come era Mannino direttore d’orchestra e com’è cantare un’opera diretta da chi l’ha composta?
Carmen Lavani: Il Maestro Mannino è un altro Direttore a cui devo immensa gratitudine! non solo mi diede tanta fiducia per il repertorio di soprano lirico-leggero, ma, in particolare, anche nel cambio verso il repertorio drammatico, fu uno dei miei sostenitori più agguerriti! A Trieste nel 1970 fu una esperienza veramente gratificante! Ed anche per ‘Soltanto il rogo’. opera molto complessa rispetto alla precedente, trovai tanta sicurezza nella sua direzione. Il suo gesto era molto chiaro ed ampio! Anche nel repertorio classico mi sono sempre sentita appoggiata e sicura diretta da lui!
L’Idea Magazine: Nel 1969 lavorò con uno dei più geniali uomini di teatro: Paolo Poli, nell’unica regia d’opera che realizzò: ‘Il Giovedì Grasso’ di Donizetti, a Roma.
Che ricordi ha di questo eclettico talento?
Carmen Lavani: Devo dire che per me Paolo Poli ha voluto realizzare quell’unica regia di opera lirica “Il giovedì grasso” per curiosità. Avrebbe potuto anche ripetere con altro titolo quell’esperienza, ma evidentemente non lo riteneva interessante. Peccato, io ho goduto di quell’immenso talento per poco perché il mio era un ruolo di contorno, ma ho presente tutto l’impegno e la simpatia che scatenava durante le prove che io non dimenticherò mai più! Grazie a quell’occasione io sono rimasta amica di Paolo e ci siamo ritrovati a Verona durante i suoi spettacoli dei quali non ne ho perso neanche uno!
L’Idea Magazine: Lei è stata diretta anche da Margarita Wallmann, artefice di spettacoli passati alla storia, celebre anche per il suo vulcanico carattere. Come si è trovata a lavorare con lei?
Carmen Lavani: È per me uno dei ricordi più graditi della mia carriera! Uno dei grandi registi che mi hanno stimato dal primo istante e voluto anche tanto bene! Intanto mi lasciò carta bianca per la Despina, finalmente libera di realizzare tutta la mia personale vivacità nei riguardi di questo ruolo. Ovvero non la solita servetta tutta raffinata con moine prevedibili ed insulse, ma creatura tutta verità partenopea, fatta di altrettanta partenopea furbizia, cinismo e attaccamento spudorato al vile denaro! Naturalmente spontanea ed immediata! Era tutto questo per lei completamente approvato! Mi donò il suo libro “Balconate dal cielo” con dedica di grande stima per me!
L’Idea Magazine: Ritorniamo ai grandi colleghi cantanti: fra le grandi voci al cui fianco si è esibita ci sono Teresa Berganza, Mirella Freni, Shirley Verrett; ci racconta com’erano queste tre primedonne?
Carmen Lavani: Teresa Berganza era molto simpatica, ma anche umile. Io ricordo la sua risata, il suo viso luminoso, la sua allegria e semplicità! Insieme a lei due mattacchioni di colleghi (Renato Cesari e Florindo Andreolli) che le scatenarono, durante le prove, momenti esilaranti indimenticabili! Immensa per me la sua professionalità.
La Freni era una bellissima personcina e davvero una delizia di visetto molto espressivo. La sua vocalità sicura ed ancora tendente al lirico leggero. Venne tardi alle prove, ma si inserì benissimo nella compagnia di canto.
Anche la Signora Verret non fu presente alle prove, venne soltanto il giorno del concerto che fu naturalmente per me una delle emozioni indimenticabili della mia vita! (successivamente divenne il mio idolo in Lady Macbeth, quando toccherà a me iniziare lo studio del ruolo)
L’Idea Magazine: Nel 1972 canta per la prima volta con Lucia Valentini Terrani, che successivamente incontrerà in diverse altre occasioni. Come ricorda questo grandissimo mezzosoprano?
Carmen Lavani: Con Lucia fummo amiche fraterne! Quante risate, quanto affetto ci ha unite! Quante confidenze ci siamo scambiate! Nasceva allora il suo amore per Alberto! Naturalmente ci siamo perse di vista in seguito, ma bastava una telefonata per ritrovarci come ai bei tempi! Quanto ho sofferto per il suo destino così crudele, ancora oggi mi addolora come se fosse mancata da poco! Ciao cara Lucia riposa in pace ora con Alberto!
L’Idea Magazine: Nello stesso anno cantò diretta da Gianandrea Gavazzeni, in un lavoro di Perosi. Che ricordi ha di questo grandissimo artista?
Carmen Lavani: Col Maestro Gavazzeni mi sono trovata molto bene in quel Concerto e gli piacque il mio colore di voce. Mi propose di studiare Oscar del Ballo in maschera. Ma poi non se ne fece nulla. Invece gli chiesi di ascoltarmi, non ricordo forse nel 1986, nella Lady Macbeth, si stupì molto del mio cambiamento ma mi volle risentire ancora. Nel frattempo, io decisi di dedicarmi all’insegnamento.
L’Idea Magazine: Tito Gobbi, Rolando Panerai e Sesto Bruscantini sono cantanti che fanno spesso capolino nella sua carriera. Ha dei ricordi di questi interpreti dal repertorio smisurato?
Carmen Lavani: Di Tito Gobbi ho un ricordo commovente! Si prestò, durante le prove del Falstaff a Monte Carlo, ad aiutare il regista malato ed anziano, a completare la preparazione scenica dell’opera per andare in scena senza problemi! In seguito dopo la sua scomparsa ho conosciuto la moglie e più recentemente la figlia Cecilia.
Rolando Panerai era un vero istrione! Simpatico, generoso, coinvolgente in palcoscenico, spiritoso, quanto un vero toscanaccio! Dietro le quinte, per me era sempre sul palcoscenico!!
Che grande amicizia con Sesto Bruscantini! Che grande arricchimento di consigli vocali, di preparazione, insieme anche alla moglie Angela Aguade, di spettacoli curati dalle sue regie, condivisi con il Maestro Fasano ed i Virtuosi di Roma, che persona sempre disponibile alla ricerca di miglioramenti e scoperte per l’evoluzione del mio strumento. Proprio una grande e bella amicizia!
L’Idea Magazine: ‘Le nozze di Figaro’ è stato un titolo fondamentale per la prima parte della sua carriera: ha interpretato sia la Contessa che Susanna, in addirittura dodici diverse edizioni. Con registri del calibro di Visconti, Crivelli e Puecher. Quale di questi grandi artisti era più vicino alla sua personale idea del personaggio che interpretava?
Carmen Lavani: Il regista che più ha contato nella messa in scena di questa opera è stato Virginio Puecher, con cui ho realizzato, soprattutto il ruolo di Susanna, in modo che è risultato piuttosto nuovo, più vicino cioè ad una verità “umana” del personaggio, meno “settecentesca”! Anche i ruoli preparati con Pippo Crivelli mi hanno visto in piena libertà di esprimermi.
L’Idea Magazine: Lei ha cantato in diverse occasioni in America. Quali sono i suoi ricordi americani?
Carmen Lavani: Un ricordo legato all’America. Nel 1974 con i Virtuosi di Roma diretti da Renato Fasano, andammo a Washington al Kennedy Center per un Festival in favore di aiuti alla città di Venezia. Non fu un bel ricordo a causa di una diatriba a proposito di “certe tasse” che si sarebbero dovute versare al fisco americano e che nonostante i tentativi fatti per evitarle fummo obbligati a farlo ob torto collo! Io non ci capii molto ma mi dispiacque l’insistenza da parte italiana che forse avrebbe potuto evitare una brutta figura! Aggiungo però un bel ricordo di due colleghi ormai trapassati che parteciparono con grande professionalità e simpatia a molti degli spettacoli programmati: Cecilia Fusco soprano portentoso dall’arte scenica eccezionale ed il tenore Lajos Kosma anche lui raffinato artista!
L’Idea Magazine:C’era una differenza fra il pubblico italiano e quello statunitense?
Carmen Lavani: Non ho trovato sostanziali differenze con il pubblico americano, anche perchè il tipo di repertorio eseguito è stato o la commedia o le grandi opere barocche, generi che non fanno la differenza
L’Idea Magazine: Lei ha cantato spesso all’estero. In quelle occasioni è sentita in qualche maniera una bandiera dell’italianità?
Carmen Lavani: Si, anche per me, nel mio piccolo, nonostante le difficoltà e i dolori subiti all’inizio della mia infanzia, sono ancora tanto orgogliosa di essere italiana!
L’Idea Magazine: Altro cantante con cui lei si è esibita spesso è Carlo Bini, artista molto popolare anche in America Ci racconta qualcosa di questo tenore troppo poco ricordato dagli addetti ai lavori?
Carmen Lavani: Fu un vero collega, fratello e amico! Se ne è andato da non molto ma ha lasciato un vuoto molto doloroso per me. Tutte le cose fatte insieme sono ben impresse nel mio cuore! Gli sono tanto grata per il bene e la stima che mi ha donato con la sua stragrande generosità! Tutto ciò che Carlo interpretava era di assoluta grande professionalità! In Jenufa, nel Trovatore, nella Fedora nell’operetta, ogni ruolo vocalmente e scenicamente ineccepibili! Carlo è sempre stato un “vero” interprete.
L’Idea Magazine: ‘Jenufa’, anche questa inserita nella recete raccolta di registrazioni a lei dedicata ‘Carmen Lavani il soprano che visse due volte’, era uno spettacolo di grande intensità, che ci offre l’opportunità di parlare di un uomo di teatro straordinario, nei cui confronti c’è un atteggiamento vergognoso di trascuratezza da parte delle istituzioni: Raffaello de Banfield. Ci racconta qualcosa di questo grande musicista?
Carmen Lavani: Questo mi addolora! Io devo molta gratitudine al M^ De Banfield! Fu uno dei pochi che seguì il mio cambiamento di repertorio con interesse e grande sensibilità! Del Campiello, dove io cantai sempre la Gasparina, mi offrì la Lucieta, che fu un grande balzo per me, non solo per la vocalità che mi permise già di dimostrare il cambiamento, ma, in una seconda decisione, addirittura di arrivare alla Forza del destino! Persona per me molto raffinata e, cosa davvero rarissima sempre all’altezza peretta delle sue competenze! Provo grande tristezza per lui!
L’Idea Magazine: All’inizio degli anni Ottanta sono piuttosto ricorrenti le rappresentazioni di ‘ Il Campiello’ di Wolf Ferrari.
La ricordo luminosissima nel 1982 accanto a Daniela Mazzuccato e William Matteuzzi, veri fuori classe, ma anche con dei professionisti straordinari come Laura Zannini e Mario Guggia, di cui nessuno parla mai. Vuole ricordare questi ottimi interpreti dallo smisurato repertorio?
Carmen Lavani: Voglio dire quanta professionalità io ho sempre riscontrato in questi due colleghi che ho ritrovato tante volte sul mio cammino! In particolare, Mario Guggia che per il cambio del repertorio, alla prima prova di sala della Forza del destino mi abbracciò e si congratulo’ affettuosamente con me auspicandomi una nuova importante carriera!
Nel 1983 ci fu una ‘La Boheme’ fiorentina un po’ difficile…
Per me fu uno spettacolo non semplice perché alcuni degli addetti ai lavori trovarono la mia vocalità troppo scura e corposa per Mimì, personaggio con cui avevo raccolto ampi plausi due anni prima al Petruzzelli.
Per fortuna ebbi il sostegno di alcuni colleghi, come il baritono Giancarlo Ceccarini, Schaunard, persona gentile e di grande correttezza, che mi sostennero e colsero il valore del cambiamento vocale che stava avvenendo.
L’Idea Magazine: Nel 1984, al Verdi di Trieste, la grande svolta: ‘La Forza del Destino’.
Accanto a lei i più bei nomi della lirica italiana dell’epoca: Merighi, Giaiotti, Trimarchi, Zancanaro, la Nave. Ha qualche ricordo di quella magnifica compagnia?
Carmen Lavani: Ho appena ricordato Mario Guggia che cantava il personaggio nella Forza del Rivendugliolo, ma non posso certo dimenticare Maria Luisa Nave (l’anno successivo Kostelnitka della Jenufa), Bonaldo Giaiotti mio grandioso Padre Guardiano, Giorgio Merighi fantastico Alvaro, Giorgio Zancanaro dalla nobile vocalità, e Domenico Trimarchi dalla simpatia esuberante di Melitone!! Tutti colleghi che hanno incorniciato la mia Leonora in maniera meravigliosa! Devo anche aggiungere Silvana Mazzieri altra ineccepibile Preziosilla!
L’Idea Magazine: Una curiosità: com’è il rapporto fra grandi cantanti e giovani agli esordi? Ha qualche ricordo dei suoi esordi e di qualche episodio in cui invece lei rappresentava l’interprete arrivata alla fama?
Carmen Lavani: Devo dire che quando ero giovane, ho sempre trovato gentilezza e cortesia dai grandi, tranne una volta a Siena con Franco Bonisolli che uscì dal binario nei miei riguardi con un commento infelice… al quale però io seppi immediatamente rispondere per le rime. Già da allora si pareva la mia…nobilitate!!! Nella situazione opposta, per natura io nutro simpatia per quelli giovani e senza esperienza anche se i tempi sono molto cambiati e trovare l’umiltà di ascoltare qualche consiglio dai vecchi è sempre più raro!!
L’Idea Magazine: Prima di chiudere ci piacerebbe un ricordo di Rene Clair, regista gigantesco, con cui lei ebbe una amicizia duratura.
Carmen Lavani:L’amicizia con questo grande Regista cinematografico fu duratura fra lui ed il Maestro Brero tramite il quale io lo conobbi ! Questo è un magnifico ricordo per me, riguarda un Festival internazionale, quello di Divonne les bains. La compagnia del Maestro Brero di cui facevo parte si esibiva nel teatro della cittadina nota per il Festival e le cure fisiche. A tutte le prove di palcoscenico era presente Renè Clair che faceva anche le cure dei bagni; quindi, ogni giorno lo si vedeva in platea ad assistere attento e interessato. Espresse al Maestro Brero tutta l’ammirazione per la compagnia ed in particolare per me che riteneva fossi un petit moineau sur la scene (un piccolo uccellino sulla scena)! Dopo averlo ringraziato ricevetti da lui anche tanti consigli per il mio futuro cammino artistico! Questo aneddoto è stato uno dei più belli della mia vita artistica!
L’Idea Magazine: Parliamo di Carmen Lavani come pubblico, le chiedo un ricordo su due grandi artiste che so che lei ascoltò Maria Callas e Magda Olivero.
Carmen Lavani: Queste due GRANDI hanno avuto il potere di entrarmi dentro al sangue! La Callas in particolare! Ricordo che non mi ha fatto dormire le notti successive l’ascolto di Medea e Poliuto dal vivo, al Teatro alla Scala! Quando iniziai il mio cammino artistico dovetti sradicarla dal mio cuore, perchè dovevo assolutamente trovare il “mio” canto e la “mia” vera natura! Con Magda Olivero ebbi la fortuna di esserle amica e sentirla durante i preparativi di un suo concerto! Mi emozionò più che in palcoscenico! Ebbe grande stima nei miei riguardi!
L’Idea Magazine: Con quali cantanti, con cui ha lavorato, ha mantenuti dei rapporti di amicizia?
Carmen Lavani: I cantanti coi quali ho frequentemente lavorato, ho mantenuto rapporti di grande amicizia con Biancamaria Casoni e Carlo Gaifa, Adriana Martino e Ugo Benelli!
L’Idea Magazine: Chiudiamo con una domanda su una grande artista: chi è, secondo lei, Carmen Lavani?
Carmen Lavani: Carmen Lavani è un’artista che ha fatto del suo canto la propria ragione di vita. Nella vita privata ha cercato l’indipendenza assoluta dai legami per non intralciare troppo il suo cammino artistico. Forse in questo modo non è riuscita bene a mettere i famosi paletti fra finzione e realtà ma realizzando così una sorta di fintà e reafin che, tutto sommato mi va bene anche così!