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‘Attraverso la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria’: i capolavori di Edvard Munch esposti a Milano

Articolo e foto di Diletta Maria Cecilia Loragno

La straordinaria mostra dedicata a Edvard Munch, ospitata a Milano nel suggestivo Palazzo Reale (14.09.2024-26.01.2025) rappresenta un’occasione unica per immergersi nel mondo di uno dei più grandi maestri del ventesimo secolo.
La formazione artistica di carattere accademico che riceve in gioventù si trasforma presto in tecniche inventive capaci di esprimere ricordi ed emozioni che sfuggono all’occhio umano. I viaggi in Francia della sua gioventù fanno da sfondo alle sue incursioni nell’Impressionismo, Neoimpressionismo e Sintetismo.
Grande la sua attenzione verso i colori, i suoni e le vibrazioni percepibili nell’arte: le emozioni filtrano l’esperienza del mondo.

‘Quando ci si trova in uno stato d’animo intenso, il paesaggio susciterà una certa impressione – raffigurando questo paesaggio si arriva a un’immagine del proprio stato d’animo –  è questo stato d’animo la cosa importante, la natura è solo il mezzo’ (Note, 1890-1892)

Munch, che incarna il sentimento tragico della vita, e la cui esistenza fu contrassegnata da tormenti, nevrosi e solitudine, anela continuamente alla libertà, libertà di vivere senza legami e convenzioni, libertà che si esprime nel colore e nella prospettiva, nei materiali e nella tecnica.

Rivoluzionario il modo in cui l’artista norvegese usa il colore ed esplora l’inconscio così come innovativa è la disposizione dei personaggi e la progettazione dello spazio, creando spazi incerti che favoriscono l’inquietudine e la precarietà delle emozioni.
Un senso di solitudine profonda e di incomunicabilità pervade le sue opere, in cui ognuno vive il proprio dolore in autonomia.

Uno dei suoi lavori più famosi è l’Urlo, un’opera in cui dominano vibrazioni terribili sottolineato dall’ondeggiare selvaggio del cielo e del terreno e la prospettiva telescopica perturbante.

‘Fin dalla nascita gli angeli dell’angoscia – del dolore – gli angeli della morte sono stati al mio fianco […] Mi capitava di svegliarmi di notte e di fissare con terrore la stanza intorno a me. Sono finito all’Inferno? (Quaderno dell’artista senza data)

Dopo il 1890 i colori seguono il flusso dei suoi stati d’animo, riflettono i suoi umori e la sua agitazione esistenziale e, una volta trovata la pace, i colori si schiariscono e i contrasti si ammorbidiscono.
Come molti intellettuali del suo tempo, Munch è attratto dalla dottrina del monismo, secondo la quale la mente e la materia, le forze invisibili e il mondo materiale convergono.
‘Io che conoscevo ciò che esisteva sotto la superficie lucente non potevo unirmi a chi viveva tra le illusioni – sulla superficie lucente che rifletteva i puri colori dell’atmosfera’ (Nota senza data)

Durante la sua carriera, Munch ha sperimentato un’ampia varietà di materiali e tecniche e, da grande sperimentatore, ha saputo intrecciare numerose forme di creatività, dalla pittura classica all’incisione alla fotografia, conferendo ai suoi lavori uno straordinario potere evocativo con il suo immaginario disturbante, inquieto eppure seducente.
‘La verità è che vediamo con occhi diversi in momenti diversi. Al mattino non vedremo allo stesso modo che alla sera. Il modo di vedere dipende anche dallo stato d’animo è per questo che un soggetto può essere visto in svariati modi ed è ciò che rende l’arte interessante’ (Quaderno dell’artista, 1889-1890)

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