Site icon L'Idea Magazine

“Antichi popoli di Puglia. L’archeologia racconta” L’incanto e la malia delle culture e civiltà antiche.

Articolo di Patrizia Di Franco

La suggestiva mostra “Antichi popoli di Puglia. L’Archeologia racconta”, allestita nello splendido Castello Svevo di Bari, promossa e prodotta dal Ministero della Cultura, è stata prorogata fino al 14 maggio. L’evento ha riscosso grande e meritato successo, oltre 13mila i visitatori, un pubblico eterogeneo costituito da cittadini baresi, pugliesi, scolaresche, studenti universitari, storici, archeologi, giornalisti, e turisti provenienti da varie regioni italiane; molti gli appassionati stranieri in vacanza nella città metropolitana di Bari. L’ esposizion,e a cura di Massimo Osanna, Direttore generale Musei, e da Luca Mercuri, Direttore regionale Musei Puglia, svela un allestimento eccellente, inclusivo di oltre 600 reperti, molti di essi mostrati per la prima volta in assoluto, per concessione della Direzione regionale Musei di Puglia, del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, della Direzione regionale Musei Basilicata, e Musei civici e regionali nonché depositi delle Soprintendenze.  

Oggetti e reperti affascinanti, una fruibile “enciclopedia” storica non virtuale, una narrazione coinvolgente di civiltà, popoli, incontri, scambi e intrecci di culture. Esposti oltre seicento reperti, compresi in un arco di tempo a partire dall’VIII secolo a.C.  fino all’epoca dell’imperatore Augusto. “La consapevolezza che su questo territorio insista un così ricco patrimonio archeologico è il punto di partenza da cui nasce l’ambizioso progetto espositivo di Antichi Popoli di Puglia, che riunisce in un solo percorso i contesti e le opere più significative dell’archeologia pugliese”, ha commentato il Direttore Generale Musei Massimo Osanna. “L’allestimento diventa altresì occasione per evidenziare, anche con la presenza di opere usualmente non esposte, la pluralità di culture avvicendatesi nel territorio, attraverso una narrazione che ne valorizza i caratteri peculiari”. “Il ricco e variegato patrimonio archeologico della Puglia ha suggerito le linee tematiche della mostra, che ha trovato terreno fertile in tutti i Musei, le Soprintendenze e le altre istituzioni locali coinvolte in questa operazione ambiziosa”, ha aggiunto il Direttore Regionale Musei Puglia Luca Mercuri. “L’esposizione nasce come opportunità per valorizzare le collezioni dei luoghi della cultura del territorio ed è stata allestita nel Castello Svevo di Bari, cuore pulsante della città e monumento tra i più noti e visitati dell’intera regione, con numeri in straordinaria crescita”.

Ph. Patrizia Di Franco

In occasione della mostra è stata realizzata inoltre l’installazione Chronos, collocata nella Sala Bona Sforza in modo da unire due sezioni della mostra. Viene raccontata la ciclicità di vita, guerra, morte e rinascita di un tempo caratterizzato da conflitti, conquiste e nuovi assetti.  Bellissimi i vasi, i manufatti, le statuine, i reperti archeologici di provenienza pugliese, lucana, e straordinari i video, le installazioni visive, le danze visuali. Un allestimento scenografico di sorprendente effetto e grandioso impatto emozionale, videoinstallazioni e performance in video: uno spettacolo, un evento storico e archeologico, pure opere di magnifica Arte. Interessante e stimolante il “viaggio” attraverso il tempo, nei vari spazi espositivi, e lo scorgere, ammirati, un percorso variegato, apprezzando il ricco patrimonio archeologico connotato da pluralità di culture e civiltà, accadimenti, progresso, di epoche materializzatesi dinnanzi ai nostri occhi, catturando lo sguardo e la memoria in passato concentrati sui libri storici e di storia dell’arte. La popolazione preromana degli Japìgi , muovendosi con probabilità dall’Illiria, scelse di stabilirsi nell’estremo territorio sud-orientale della penisola italiana, per tale motivo fu denominato Japìgia (per l’appunto terra, radici, degli Japìgi). Dopo corsi storici e il trascorrere delle varie fasi cronologiche, si tramutò in Japùdia,, e, successivamente, si trasformò in Apùlia, infine Puglia. Il nome Puglia è da utilizzare solamente al singolare, per la propria derivazione immediata dal singolare Apulia, per l’importantissima unità geografica di questa meravigliosa regione italiana che si espande dal fiume Fortore al capo di Santa Maria di Leuca, ed è inoltre lambita dal mare Adriatico e dallo stupendo Jonio. Nome al singolare, dunque, non “Puglie” ma “Puglia” è la voce accettata e scritta nell’articolo 131 della Costituzione della Repubblica Italiana, la nostra intoccabile ed eccelsa Legge fondamentale dello Stato, storica e democratica, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, entrata in vigore il primo gennaio 1948, opera unica e memorabile di una commissione di 75 saggi illustri.

Spesso, erroneamente, si parla di Puglie, per la vastità e varietà del territorio, per la sua morfologia, e le sue “Terre” e zone molte delle quali celeberrime, la Daunia, il Gargano, il Salento, la Murgia, la Terra di Bari, e poi la provincia di Brindisi, di Taranto, la Bat (Barletta, Andria, Trani), la Valle d’ Itria, il Salento Leccese, arco ionico tarantino, subappennino dauno, Tavoliere delle Puglie.

La Puglia è famosa anche per essere il “tacco” dello “stivale” italiano. La Puglia è una regione popolata in origine da genti sia illiriche che greche (fondazione di Taranto) e comprendeva anticamente il territorio dell’attuale Puglia e la Calabria.

Ph. Karm Amato

I Romani, che invasero la regione nel corso delle guerre contro i Sanniti e contro Pirro (sec. IV-III a.C.), vi fondarono diverse colonie, come Luceria (Lucera), Venusia (Venosa) e Brundisium (Brindisi). Fiorente e prospera l’economia, sia per l’agricoltura che per i commerci, grazie soprattutto alla sua posizione strategica tra l’Oriente e Roma, a cui la regione era collegata dalla Via Appia, la Puglia ricoprì un ruolo chiave e prestigioso in epoca romana, una posizione strategica, e consolidò un periodo aureo di grande importanza e splendore. Tra il VII e il IX secolo, la regione fu attaccata da Longobardi, Franchi e Saraceni, i quali, in modo progressivo, occuparono le località principali della regione, lasciando a Bisanzio esclusivamente la parte del Salento, con Otranto e Gallipoli. Solamente Bari, che diventò sede di un emirato (un’entità politico-militare musulmana, tra l’847 e l’871, il più noto e rilevante insediamento islamico nella penisola italiana, e con lingua diffusa l’arabo), districandosi fra Greci, Longobardi, Franchi, Saraceni e talvolta con l’aiuto dei Veneziani, riuscì a mantenere una certa autonomia.

Nel IX secolo con la ripresa dell’Impero d’Oriente, Bari, Taranto e gli altri porti tornarono bizantini e la regione poté risollevarsi. Sotto gli Aragonesi (1442-1503) peggiorò e si aggravò il processo di feudalizzazione della regione e si manifestarono i fenomeni del latifondismo, del disordine giudiziario e amministrativo, della perdita della sicurezza privata. Alcuni miglioramenti si verificarono con il re Ferdinando I (1458-1494), ma la regione subì comunque nuove scorrerie dei Turchi e pesanti ripercussioni della guerra di Ferrara e Bari, dal 1464, divenne possedimento della famiglia Sforza.  Con la caduta dei Borboni la Puglia fu annessa al regno d’Italia (1860) e fu divisa nelle province di Bari, Foggia e Lecce, corrispondenti alle antiche denominazioni storiche di Terra di Bari, Capitanata e Terra d’Otranto. A queste si aggiunsero in seguito anche Taranto e Brindisi.  Storia di annessioni, divisioni, corsi e ricorsi storici, dominazioni, sconfitte, riscatto, rovine e rinascite, e nella mostra attraverso reperti, pannelli con dettagliate informazioni storiche, archeologiche, geografiche, artistiche, si ripercorrono tappe salienti, eventi ed accadimenti importantissimi, si scopre la Regio II Apulia et Calabria, una delle XI regioni augustee dell’Italia romana (inizio 7 d. C., termine 292 d. C.).

Galleria

Tra le molte città al momento dell’istituzione da parte dell’Imperatore Augusto (a cui è dedicato il lungomare più bello di Bari, Lungomare Imperatore Augusto), la regione comprendeva: Apenestae (Vieste), Barduli (Barletta), Barium (Bari), Callipolis (Gallipoli), Cannae (Canne della Battaglia), Canusium (Canosa), Dertum (Monopoli), Gnatia (Egnazia), Lupiae (Lecce), Mateola (Matera, patrimonio Mondiale dell’Umanità, Patrimonio Unesco dal 1993, e Capitale Europea della Cultura 2019). Pure Alberobello, la città dei trulli è  Patrimonio Unesco dal 1996, e lo sono anche: Castel del Monte; il Santuario di San Michele Arcangelo; Castel Fiorentino a Torremaggiore in provincia di Foggia; per le sue faggete, la “magica”, splendido gioiello: Foresta Umbra dal 2017, e inserita nel 2022 nella classifica delle dieci foreste più belle al mondo), Matinum (Mattinata), Neapolis (Polignano a Mare, “la città più accogliente al mondo”, primo posto in classifica, premiata meritatamente, ricevendo il Traveller Review Award 2023 di Booking.com ), Sturni (Ostuni, la “città bianca”), Tarentum (Taranto), Turenum (Trani), Venusia (Venosa), Vibinum (Bovino).

Molti gli oggetti pregiati delle suddette e altre località. Corredi di tombe, corinzio antico inizi VI secolo a. C. Ceramiche indigene, reperti di tombe, vasi nello stile di Gnathia, commistioni culturali, influssi di area etrusco-campana,  terrecotte, cratere a volute protoitaliota a figure rosse forse di Scuola tarantina, anfore, ceramica apula a figure rosse, vasi policromi, plastici canosini, produzioni artigianali, corredi funerari rinvenuti nei ricchi sepolcri, oggetti caratteristici e peculiari della propria cultura e personalità, ceramiche identitarie delle genti locali, della popolazione autoctona, simboli di culto nelle domus, la diffusione della scrittura.  Reperti da Lavello in Basilicata, e da Alezio, Venosa, Bari, Monte Sannace forse l’antica Thuriae, scene di combattimenti e lotta greco-romana nelle videoinstallazioni, immagini video bucoliche, stele messapica da Mesagne, motivi decorativi da una domus di Canusium, una tomba daunia principesca da Canosa, ceramica geometrica soprattutto dauna, testa ritratto di Augusto dall’anfiteatro (Lecce), Augusto e il culto imperiale: un’esplorazione tra l’VIII secolo a. C. e l’età di Augusto.

Ph. Karm Amato

Attivi e  incessanti  spostamenti e cambiamenti di popoli che, governati da dinamiche sociali, umane, politiche, economiche, culturali, geografiche, storiche,  come per dicotomia e incompatibilità apparenti , si avvicinano, respingono, uniscono, allontanano, subiscono o restano ammaliati, rapiti, da influenze dell’antica Grecia e di altri paesi e genti,  mai componendo un progetto di utopia generando un ossimoro ma, al contrario, pensando in grande, fornendo complementarietà, infine creando l’affascinante mosaico della regione e degli antichi popoli di Puglia. Gli esseri umani, popoli come the Daunians (della Daunia, settentrionale), Peucetians (Peucezia, centrale), Messapians (Messapia, meridionale), e altri ancora, hanno lasciato orme, impronte, tracce del loro passaggio, delle loro straordinarie vite, artefici della loro esistenza hanno plasmato i paesaggi, i luoghi, trasformato  realtà, migliorato ambienti e dimore, ideato, creato, costruito  aree, territori, villaggi, fondato colonie, poi cittadine, hanno rischiato, sperimentato, salvaguardato tradizioni e culture proprie, e, nel contempo, dato vita al progresso. Giunti a noi, grati, il loro patrimonio di inestimabile valore, la storia, l’arte, la diversificazione culturale che apporta ricchezza in toto e cultura. Riconoscenti e colmi di ammirazione dobbiamo rendere loro omaggio, farli conoscere e apprezzare anche grazie a mostre di qualità, e il loro vissuto deve servire da monito e insegnamento non per innalzare muri, per dividere, bensì per costruire ponti, migliorarci e unirci.

Exit mobile version