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Anche Internet non è per sempre

di Carlo Venturini

La nostra convinzione di utilizzatori è che la Rete sia eterna, trascendente o virtuale. Invece è ben lungi dall’essere immortale, come chiarisce Anna Vaccarelli dell’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, precisando che la dicotomia virtuale-reale non esiste. Tutte le connessioni passano infatti per mezzi, strumenti, canali, dispositivi fisici

Tutti abbiamo l’idea di Internet come un “non luogo” pervasivo, un “everywhere”, perché lo troviamo sempre, in ogni momento e (quasi) in ogni posto della Terra: tutto, ovunque e subito. Il virtuale per eccellenza, dove la dimensione reale e concreta non viene percepita. È intorno a noi, ma non si vede, sembra che non si tocchi.

Internet è davvero immateriale? Non si vede e non si tocca? Non si logora? È eterno, immortale? Anna Vaccarelli, dirigente tecnologo dell’Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr, risponde fornendo diversi spunti di riflessione: “Partiamo dal primo passo: per collegarci a Internet dobbiamo avere in mano uno smartphone o una tastiera di computer sotto le dita e quindi qualcosa di ben tangibile. Ci colleghiamo e dati e informazioni vengono scambiate tra gli utenti in ‘tempo reale’ (e non virtuale!). Sulla Rete le informazioni viaggiano sempre sotto forma di 1 e 0, la codifica binaria, che è alla base di ogni processo digitale o di digitalizzazione. 1 e 0 sono numeri, idee, concetti, non sono oggetti, non li tocchiamo, li percepiamo, li usiamo, eppure viaggiano sulla Rete ma non lo fanno con la forza del pensiero. Semplificando molto, vengono trasformati in segnali elettrici – o meglio elettronici – che si trasmettono attraverso un supporto fisico (i cavi) o attraverso onde elettromagnetiche, che si propagano nell’aria e non nel vuoto: quindi, ancora, attraverso un mezzo fisico”.

Internet è una infrastruttura come potrebbe esserlo un’autostrada, un ponte? “Un’idea di quanto sia concreta la rete di trasmissione ce la dà la mappa dei cavi che portano il segnale di Internet in tutto il pianeta, le cosiddette ‘dorsali’. Enormi cavi, anche sottomarini. Oppure le antenne che popolano le nostre città: oggetti che si toccano, si costruiscono, si rompono, vanno sostituiti”, aggiunge la ricercatrice. “Ma poi, una volta a destinazione, questi 1 e 0 dove stanno? Nei server, cioè in computer speciali, incisi nelle loro memorie e nei loro dischi di memoria. Tutti dispositivi fisici, che di nuovo si toccano, costruiscono, rompono, sostituiscono. Quando Internet ‘va giù’ bisogna individuare il dispositivo fisico della catena di trasmissione che non sta funzionando e ripararlo o sostituirlo. Niente di immateriale”.

Si pensa che una volta salvato un dato sul pc, questo dato sia predestinato all’eternità. “Quanti dati, foto, video, documenti abbiamo memorizzato nei decenni su vecchi dispositivi e non riusciamo più a leggere? Basti ricordare i floppy disk. E poi i magneto ottici e altri dispositivi fisici sempre più evoluti. Abbiamo fatto via via dei backup su dispositivi sempre aggiornati, o che consideravamo tali, ma ora sono praticamente persi, illeggibili. Niente di immortale”.

L’ultima riflessione è sulla apparente e manichea dicotomia tra vita “virtuale e reale”. “Una separazione fittizia e pretestuosa. La nostra vita online è fortemente interconnessa con quella reale: relazioni, incontri, scontri si propagano dall’online al concreto in mille occasioni. Le interazioni attraverso i social sono un modo di prolungare le nostre relazioni fisiche, come una volta succedeva solo con il telefono. Il tempo che trascorriamo online con amici, parenti o colleghi non è avulso da quello che trascorriamo con loro in presenza, ne è l’espansione. Non c’è una separazione tra i due ‘mondi’, è più corretto parlare di dimensione reale e dimensione virtuale. Un’altra prova della stretta relazione tra queste dimensioni è l’e-commerce. Azioni di acquisto ‘virtuale’ che si trasformano in oggetti comprati e in soldi scambiati”, conclude Vaccarelli. “Sviluppando ancora questo ragionamento, non è neanche vero che in Rete tutto sia permesso, che sia il ‘Far West’. In Rete valgono le regole di buona educazione e di vivere civile, come ovunque. Chi non rispetta le leggi in Rete, probabilmente non è portato a rispettarle neanche nella realtà.  Si ha l’impressione che su Internet ci sia impunità, che ci si trovai in un ‘non luogo’, ma è un’impressione: i reati commessi attraverso la Rete, se perseguiti, danno luogo a condanne reali. Pensare a mondi separati è sbagliato, accettiamo che il virtuale fa parte della nostra vita reale e che non esiste più la vita online, ma che, con un neologismo azzeccato, siamo onlife”.

[Almanacco della Scienza

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