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A tutta mirra

Di Alessia Cosseddu

Il saggio Baldassarre non sbagliava a portare in dono a Gesù Bambino la mirra, preziosa forse quanto l’oro. Era usata fin dai tempi degli antichi egizi nel processo di imbalsamazione e come medicinale per le sue proprietà antibatteriche e antisettiche, proprietà oggi confermate dalle conoscenze scientifiche e dalla tecnologia

Oro, incenso e mirra sono i doni portati dai Re Magi a Gesù Bambino. L’oro simboleggia la regalità del bambino, l’incenso ricorda la sua divinità e la mirra, usata nel culto dei morti, esprime il sacrificio di Gesù. Ma cos’è esattamente? Si tratta di una gommaresina prodotta dalla corteccia di diverse specie di piante del genere Commiphora. L’essudato solidifica all’aria assumendo la forma di “lacrime” rossicce-marroncine, conosciute appunto come granuli di mirra. Era usata fin dai tempi degli antichi egizi nel processo di imbalsamazione e come medicinale per le sue proprietà antibatteriche e antisettiche. Oggi la tecnologia e le conoscenze scientifiche ci portano ad affermare che i tre Magi non sbagliavano scegliendo di portarla in dono. Finora sono stati identificati centinaia di metaboliti nella componente volatile della mirra, principalmente sesquiterpeni, responsabili del particolare profumo.

La letteratura scientifica descrive moltissimi studi che mirano alla caratterizzazione di sostanze come terpeni e sesquiterpeni contenute nella mirra, nell’olio da essa estratto e in molti oli essenziali estratti da altre piante.

La loro capacità antisettica, che anche gli egizi conoscevano, è confermata da questi studi. Tra i tanti, uno recente che descrive l’utilizzo dei componenti degli oli essenziali contro il deterioramento dei libri. La ricerca, pubblicata su International Biodeterioration & Biodegradation e coordinata da ricercatori dell’Istituto di chimica dei composti organometallici (Iccom) del Consiglio nazionale delle ricerche, ha dimostrato che cristalli contenenti terpeni sono efficaci nella protezione del patrimonio archivistico e librario, spesso compromesso da processi di deterioramento dei materiali cartacei causati da una ricca schiera di agenti biotici come muffe e insetti.

Andrea Ienco del Cnr-Iccom, che ha co-diretto lo studio, spiega: “Gli oli essenziali estratti dalle piante e i composti organici volatili (Voc), loro principali componenti, costituiscono una classe di sostanze dalle molteplici proprietà biologiche, tra cui una spiccata azione antibatterica e antifungina e un effetto insetto repellente. La volatilità di queste sostanze, tuttavia, ne pregiudica l’efficacia a lungo termine, un aspetto non trascurabile ai fini del loro utilizzo. Per questo motivo, i composti organici volatili contenuti in oli essenziali quali timolo, carvacrolo (monoterpeni fenolici) ed eugenolo, sono stati stabilizzati all’interno di reti cristalline di β-ciclodestrine e cocristalli a base di fenazina, formando un solido cristallino. Queste formulazioni, ottenute grazie a metodologie prive di solventi, permettono di sfruttare la loro attività antimicrobica quale valido strumento per il controllo degli agenti degradanti della carta, come polveri facili da maneggiare e adatte per il trattamento a contatto indiretto di articoli cartacei”.

Di sostanze estratte da oli essenziali impiegate nella lotta a microorganismi e agenti infestanti si parla anche all’Ecomuseo della Montagna Pistoiese dove, fino all’8 gennaio 2023, è possibile visitare la mostra Una montagna di molecole. Una rosa di essenze per la cultura, che intende valorizzare le risorse della montagna pistoiese e che presenta il progetto Theo, cui partecipano tre Istituti del Cnr (Iccom, Istituto per la bioeconomia e Istituto di bioscienze e biorisorse), incentrato sull’utilizzo del timo come fonte di composti bioattivi ad alto potere antimicrobico per la realizzazione di formulati solidi da impiegare nella conservazione di opere e manufatti museali.

[Almanacco della Scienza N. 23, dicembre 2022]

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