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A Palazzo Albergati c’è… la Rivoluzione

Articolo e foto di Isabella Rossiello

A Bologna, Palazzo Albergati, in mostra i Rivoluzionari del ‘900, una delle rivoluzioni artistiche che ha rotto con il passato in modo eclatante, proiettando l’Arte in un futuro che è ancora presente.
Una mostra ben organizzata, scorrevole, piacevole e sorprendente; 180 Opere provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme.


Il Dadaismo nasce a Zurigo nel 1916 e si diffonde rapidamente in Germania, Francia, America, una corrente artistica che rifiuta il razionalismo e la cultura borghese imperante, il disgusto per un capitalismo aggressivo e crescente, il concetto di patria, tradizione, onore è eviscerato, frazionato, ci si esprime con il collage, tecnica mista, ready mades, fotomontaggio, fotografie, il tutto per dissacrare e ricreare.
Ne fanno parte oltre Duchamp, Magritte, Dalì, Max Ernst, Tanguy, Man Ray,   Francis Picabia, per citare i più famosi; è una mostra che fa incontrare quasi come ad un convivio postumo, surrealisti e dadaisti con le loro opere concettuali, ironiche, graffianti, dirompenti e provocatorie, basta guardare i baffi e pizzo disegnati sulla Gioconda di Leonardo Da Vinci da Duchamp, o Le Chateau de Pyrenees di Renè Magritte.
L’entrata è stupefacente: ben illuminata, ti accoglie la famosa “Ruota di bicicletta”  di Marcel Duchamp  che concettualmente unisce lo statico (lo sgabello) e il movimento (la ruota).


La mostra, allestita dall’architetto Oscar Tusquests Blanca e curata da Adina Kamien-Kazhdan, si sviluppa in 5 percorsi:
Accostamenti sorprendenti: oggetti del quotidiano scomposti e ricollocati in situazioni che creano stati ironici, onirici, provocazioni allo stato puro.
Maestri in questo sono Kurt Schwitters, Hannah Höch, Max Ernst, Marcel Janco, i succitati Duchamp e Man Ray
2°- Automatismo e subconscio: la mente e i suoi oscuri meandri, la malattia mentale, il sogno, l’inconscio, la ragione viene quasi  “ annientata” con i disegni automatici di Jean Arp e André Masson, Joan Mirò con la tecnica del frottages
 ( sfregamenti) e grattages (raschiamenti)  di Max Ernst, Man Ray l’invenzione delle foto solarizzate, fotogrammi isolati resi misteriosi e ambigui.
3°- Biomorfismo e metamorfosi: dipinti e sculture ispirati  all’anatomia, alla botanica all’astronomia, Jean Hans Arp, Yves Tanguy , Picasso , Victor Brauner ci donano opere irrequiete, mistiche che scavano nella nostra immaginazione.


4°- Desiderio musa e abuso: i regimi totalitari pongono veti, censurano, paure e inibizioni si moltiplicano, negli artisti la libido diverrà una via di fuga, una forza rivoluzionaria, il desiderio diventa ossessione, la donna è ispirazione ma anche figura passiva (la femmenfant, la donna bambina) fragile e seducente frammentata ed abusata, concetti per la donna d’oggi un po’ ostici ma forse un passaggio per una futura liberazione,  presenti alla mostra opere di Hans Belle, André Breton, Man Ray e l’erotismo di Duchamp con il suo alter ego Rose Sélavy.
5°- Il paesaggio onirico: paesaggi  misteriosi posti scollegati dal tempo e nello spazio, realtà e fantasia si mescolano creando paesaggi fantastici che obbediscono ad una sola legge, l’inconscio, magistralmente dipinte da Giorgio De Chirico fondatore della pittura metafisica, che manipola la prospettiva.
Magritte e Dalì creano inquiete associazioni oniriche, fulcro fra materialità e immaginazione; indagano il loro inconscio con complesse associazioni sia poetiche che paurose sempre in bilico fra sogno, incubo , allegoria e realtà.


Herbert Bayer, con le sue fotografie e i suoi fotomontaggi, osserva e sfida  la gravità e lo spazio; la foto non è più affidabile, ma interpreta la realtà manipolandola e nelle sue opere spesso c’è la costante  presenza di occhi  che rivelano un voyeurismo esasperato.

Il cinema ovviamente non è esente da queste influenze che con la doppia esposizione e le dissolvenze ci prospettano un mondo che non esiste se non in stati di allucinazione. Freud e la psicanalisi furono un punto di riferimento e partenza fondamentale alla scoperta di se stessi e del mondo circostante.

Quando si esce dalla mostra ci si sente arricchiti, incuriositi, anche un po’ confusi perché le rivoluzioni fanno pensare, rompono equilibri e ne stabiliscono altri che un giorno saranno essi stessi abbattuti.
Grazie alla produzione e organizzazione gruppo Arthemisia, con il patrocinio del Comune di Bologna, The Israel Museum, Jerusalem, e Media Coverage Sky Arte HD che ci hanno regalato un percorso umano ed artistico che coinvolge profondamente il visitatore.

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