A cura di Katia D. De Sessa
Dopo 34 anni di esperienza, ricerca, errori, vittorie e cioccolato fondente con le nocciole sono arrivata alla conclusione che venti minuti è il massimo limite di sopportazione umana per qualsiasi cosa.
Vi porterò qualche breve esempio.
Tempo limite di permanenza su Facebook o qualsiasi altro social: venti minuti.
Se ci si sofferma oltre questo lasso di tempo si rischiano nell’ordine: noia, fastidio sociale, rabbia repressa dall’infanzia, tweet velenoso, perdita di followers, cervicalgia.
Tempo limite di resistenza al dolore: venti minuti.
Ne sono una vittoriosa testimone: la ceretta dall’estetista non deve durare più di venti minuti e non solo per la sofferenza. Scatta la noia, la scomodità del lettino, i discorsi divaganti dell’estetista di turno, il telefono che comincia a reclamare la tua presenza altrove.
Costituiscono un caso a parte le donne partorienti, cui andrebbe conferita una medaglia al valore solo per aver superato indenni la prova dei venti minuti.
Tempo limite di sopportazione alle critiche o ai consigli: venti minuti netti.
Qui c’è da aprire una parentesi sull’ascolto. Se mi chiedi un consiglio, e la tua situazione è particolarmente complicata, ho bisogno di dieci minuti per far convogliare tutti i miei neuroni su una argomento (il tuo) di cui probabilmente non mi importa nulla, e altri quindici per esporti le mie ragioni – considerando il fatto che voglio che mi si dia della persona saggia, non ammetterò opinioni contrarie e sarò costretta a convincerti che io ho la verità assoluta.
Il problema è che tu, alla soglia dei quindici minuti non mi starai già più ascoltando. Quindi le opzioni sono due: o non mi chiedi consigli, o mi guardi bene negli occhi perché sto investendo il mio tempo per te. E la regola dei venti minuti vale anche per me.
Tempo limite di pazienza nella lettura di un articolo che potrebbe non averci insegnato o trasmesso nulla… beh, se è rimasto ancora qualcuno a leggere direi che siete tutti dei vincenti.
E meritate di sapere che la mia storia con il mio lui procede, direi anche bene. Che ho superato un momento buio senza ricorrere alla psicoanalisi, che i miei amici sono sempre due e che li vedo per 10 minuti netti a settimana.
Ma vado avanti. Se davvero credessi che la vita fosse inespressiva come il bel viso di Melania Trump, avrei fatto le valigie e sarei andata in giro per il mondo a dispensare abbracci terapeutici gratuiti.
Adesso prendete la calcolatrice e sommate tutti i valori presenti in questo articolo.
Il risultato è sorprendente. Centosessantasei.
E se sommiamo 1+6+6 e riduciamo tutto ad un numero solo avremo 4.
Ecco svelato un altro piccolo dettaglio di me: il 4 è il mio numero preferito e considerato che ho scritto questo articolo di getto direi che è un segno.
Forse ho scritto qualcosa di sensato.
O forse sono una persona incredibilmente fortunata. E adesso lo sapete tutti.