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In Esclusiva: Intervista al Direttore d’Orchestra Omer Meir Wellber

Intervista di Salvatore Margarone

Omer Meir Wellber, israeliano, classe 1981, è attualmente il più acclamato Direttore d’Orchestra e sta riscuotendo enormi consensi dal pubblico dei Teatri di tutto il mondo. Lo abbiamo incontrato al Gran Teatro La Fenice di Venezia lo scorso 4 marzo, in occasione del suo debutto nella Sinfonia n°6 di A. Bruckner, rivolgendogli qualche domanda a cui ha risposto molto volentieri.
Riportiamo l’intervista integrale in esclusiva per i nostri lettori.

4 Marzo 2016

Da giovane Direttore quale Lei è, come vive il rapporto con le orchestre di oggi?
Sono un giovane direttore ma non sono neanche poi cosi giovane! Ormai sono quindici anni che sono sul podio, e almeno otto-nove in quello professionale, a livello internazionale… non sono quindi più il “giovane” di sei anni fa, ho le spalle un po’ più larghe.
Questo sia per motivi musicali, di esperienza, ma anche di relazione, perché, per esempio, con il concerto di ieri con l’orchestra della Fenice, ho superato il centinaio, e anche questa è una cosa importante.
Se ripenso a dieci anni fa, non ricordo di avere avuto problemi per il fatto che fossi giovane, c’erano alcune situazioni meno piacevoli, quasi al limite, in alcuni posti, ad esempio, per questioni politiche che a volte non c’entravano niente con me: in qualità di direttore ospite io dovevo fare solo un concerto, ma nell’ambito di una situazione politica un po’ complessa, anche solo perché c’era un’assemblea o per scioperi, dovevo fare la prova in ritardo, e questo poteva essere magari un po’ spiacevole, ma per il resto, anche se giovane, non ho mai avuto problemi particolari.

Leggiamo che Lei, oltre alla musica sinfonica, si dedica con piacere anche all’opera: c’è una preferenza tra questi due generi?
Si, certo. Fino a due anni fa sono stato solo direttore di opera, è la mia passione. Nella mia educazione musicale, ho lavorato in teatro a Tel Aviv in tutti i ruoli possibili, dal maestro collaboratore all’assistente musicale, tutte le posizioni, e questo ti crea un’educazione ma anche una passione molto forte, quindi con l’opera ho un rapporto molto profondo.
Negli ultimi due anni e mezzo ho iniziato ad approfondire l’ambito sinfonico, che ovviamente mi arricchisce moltissimo, perché questa è un’altra mia passione, con la quale inizio ad avere dimestichezza, ma nell’opera ho almeno 45 titoli diversi già debuttati che fanno dunque una bella esperienza.
Anche il sinfonico si comincia ad ampliare; le composizioni sinfoniche sono molto belle, specie quelle di alcuni compositori tedeschi come Wagner e Strauss, ma anche in Puccini, per così dire, si potrebbe approfondire molto il lavoro orchestrale.

Come vive il rapporto con i cantanti, registi e scenografi?
Lo vivo molto bene, anche perché non faccio una cosa che non mi piace, mi permetto questo “lusso”, perché dirigo solo nuove produzioni e non dei rifacimenti, in nessun teatro. Questo già crea un rapporto molto più profondo con il regista; infatti, già tre anni prima della produzione so cosa sta per fare, che idea ha, in modo che ne possiamo parlare e se siamo d’accordo bene, se non possiamo arrivare ad un accordo, allora lascio stare… la vita è troppo corta per litigare un mese (ride).
Onestamente lo vivo così, ed anche l’ho fatto, non le dico che mi succede ogni mese, ogni una o due stagioni, capita che alla fine non arrivo al traguardo, perché vedo che non c’è feeling con il regista, non si arriva ad un accordo, e allora non ha senso che lo faccio io quando si può trovare un altro direttore che lo accetta lo stesso senza tanti danni e basta.

Lei è stato definito tra i Direttori d’Orchestra più giovane e talentuoso dei nostri tempi. Come vive questa affermazione da parte dei critici?
Io non saprei, ovviamente queste cose sono sempre dietro la tua schiena, però io già mi impegno molto che questa cosa rimanga li, dietro la schiena, e non diventi la mia faccia, perché è molto pericoloso e non molto bello musicalmente.
Musicalmente provo a viverla così, quando lavoro, studio o lavoriamo in gruppo, non penso a questo, penso di essere rimasto come un bambino di 10 anni che vuole lavorare e fare musica, le mie cose, e convincere la gente delle mie idee, non saprei come dire, è un lavoro molto difficile perché quando sei bravo e diventi così come vengo definito io oggi, c’è sempre il rischio che questo diventi la tua faccia. Non mi lascio sopraffare, lavoriamo, lavoriamo bene per fare bene, cerco per quanto mi è possibile rimanere umile in tutto questo.

Il momento che ha segnato l’inizio di tutto?
Io sono stato assistente di Daniel Barenboim, che è stato per me l’incontro più importante della mia vita, senza dubbi, anche se, devo dire, sono stato molto fortunato per i maestri che ho avuto; io già da bambino ho avuto maestri di grande livello e anche di grande spirito artistico: non solo un grande maestro che ti insegna bene ma ho avuto anche grande fortuna; sia da piccolo con la mia prima maestra, poi il mio insegnante di composizione, poi il mio primo insegnante di direzione d’orchestra, e poi ovviamente Barenboim, sono stati tutti dei personaggi che ritengo siano la mia vera fortuna, quindi più che dire che sono un talentuoso, posso dire che sono stato molto fortunato perché io, non come altri, ho avuto la fortuna di avere bravi maestri.
Questo fa la differenza in musica, perché io non credo agli autodidatti, la musica non è essere da soli, ma è un passaparola, dovrebbe essere una scuola, un pensiero che noi portiamo avanti con i nostri maestri per il futuro.

Perché i Direttori d’orchestra amano molto dirigere sinfonie di Mahler o Bruckner, rispetto a sinfonie di autori classici?
È stata la mia prima volta che ho diretto una sinfonia di Bruckner, prima di adesso non mi sono sentito mai abbastanza pronto, onestamente, per mantenere tra le mani una forma così ampia, anche se adesso comincio a capire, e poi in tanti posti dove sono stato come a Lipsia, Dresda, dove lavoro molto spesso, in realtà sono anche più conosciuto proprio per il repertorio classico: li hanno una tradizione musicale su Schubert, Haydn, Mozart, lo faccio molto più spesso lì che qui in Italia, dove invece faccio dei lavori più grossi; magari è forse anche più un caso, non certo una mia decisione, però devo dire che in questi ultimi anni mi piacciono molto questi lavori di Schubert, di Haydn, che oltretutto ormai non si fanno così spesso.

Cosa pensa quando è sul podio?
Cosa penso?…non so cosa dire…(ride). In realtà non penso così tanto quando sono sul podio; dipende se sono in prova o in concerto….
Durante l’esecuzione non penso così tanto, perché se si è arrivati al concerto va tutto bene, non ci sono problemi o sbagli tecnici che devo risolvere al momento, come ad esempio, la tromba che non entra in una battuta, o i corni che ne saltano una ecc…, se tutto va liscio come in prova in realtà non penso a nulla. Sarebbe bello arrivare ad un certo rapporto con quello che sto ascoltando, cioè creare qualcosa, ascoltare il risultato e reagire subito a quel risultato; sembra una cosa quasi impossibile, perché se crei qualcosa è già creata, quindi come fai ad ascoltare o a reagire? Ormai è già creata, è già fatta.
In musica non è così. In musica tante volte possiamo iniziare a creare qualche suono e anche cambiarlo anche dopo un secondo in una direzione, perché è così…; questo in realtà è uno stato mentale molto bello: quando riesci ad essere li a creare ma anche a seguire, incoraggiare l’orchestra a suonare, cioè dare energia ma anche prendere energia, se si riesce ad essere in questo spazio è comunque molto piacevole, molto interessante.

Cosa fa Omer nel suo tempo libero?
Beh, non è che ci sia così tanto tempo libero…(ride)
Il mio tempo libero normalmente è all’aeroporto di Monaco di Baviera, quello è il mio tempo libero (ride), posso dire cosa faccio nel tempo libero in aeroporto a Monaco di Baviera? (ride) È un aeroporto dove c’è un bel McDonalds, ecc… (ride)

In realtà perlopiù lo passo a casa, più o meno, cioè io provo ad andarci, ma vivendo in tante parti d’Europa non è facile: molti mesi all’anno sono in Germania, dove ho una base, una in Lussemburgo e poi ho la mia fidanzata a Milano, che adesso è anche incinta.
Quindi in realtà mi muovo tra tutti questi posti, girando continuamente.

Impegni futuri? Fra le cose più importanti che dovrà fare?
Oggi sarà il mio ultimo concerto qui a Venezia, per poi fermarmi circa due mesi, perché vado anche io in maternità (ride), questo per me è molto bello, ho cancellato tutti i miei impegni, tra cui Verona, Torino, ed anche in Germania.

Quindi il suo impegno più importante al momento è aspettare di diventare papà?
Esatto! Fino a metà maggio, poi parto in tournée con l’Orchestra Filarmonica di Israele per la Germania a dirigere Mahler tra l’altro, con Cori da tutta la Germania, quindi un grande progetto; in seguito ricomincio con il Don Giovanni a Dresda, che fa parte del mio grande “Progetto Mozart” a Dresda, con il quale siamo arrivati appunto al Don Giovanni, e poi in estate tornerò al Festival di Monaco di Baviera per una produzione del Mefistofele di Boito che ho appena diretto come titolo per l’inaugurazione della stagione a Monaco di Baviera.
A seguire farò anche alcune cose anche rare come I Vespri Siciliani, Andrea Chénier, opere che ormai non si sentono così spesso; sarà molto interessante, per chi ascolta sempre le stesse opere, sentirne di nuove, come il Mefistofele di Boito, che tra l’altro io adoro, la trovo un’opera incredibile, la adoro… veramente….

La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato, complimenti ed in bocca al lupo per tutto!

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