Articolo di Salvatore Margarone
Pianista e compositore stimato studiò nell’ambiente musicale pontificio e ancora adolescente fu assunto come organista nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso.
Nel 1766 fu udito come clavicembalista da un ricco viaggiatore inglese, Sir Peter Beckford, il quale s’impegnò col padre per educarlo e mantenerlo per sette anni nella sua residenza di Fonthill Abbey nel Dorsetshire. In questo periodo denso di studi, Muzio maturò il proprio stile pianistico, cominciando ad associare l’eredità clavicembalistica italiana (soprattutto scarlattiana) col classicismo di Haydn e con lo stile galante di J.C.Bach (il londinese), musicista che poco prima aveva influenzato anche Mozart.
Nel 1780 iniziò una tournée nel continente, esibendosi, fra l’altro, alla corte di Luigi XVI e a quella di Giuseppe II a Vienna, dove ebbe luogo una celeberrima competizione con Mozart nel gennaio del 1782.
Rientrato a Londra, intensificò la sua attività di didatta ed ebbe tra gli allievi anche Field e Cramer, dedicandosi poi alla composizione di sinfonie, proprio nel periodo stesso in cui Haydn operava nella capitale inglese. In questo periodo, oltre che alla sua primaria attività da didatta, si dedicò all’attività editoriale e aprì anche una piccola fabbrica di pianoforti.
Fu proprio il suo impegno pratico e la sua indipendenza economica del commercio a conferire quel carattere moderno alla sua figura di musicista che si discostava dall’antica posizione di protetto dell’aristocrazia borghese.
Agli inizi del ‘800 compì una nuova tournée in Europa, soggiornando a Parigi, Vienna, Pietroburgo, Berlino, Praga, Roma e Milano; oltre a esibirsi come solista, impartì lezioni a J. Meyerbeer, I. Moscheles e C. Czerny.
Fra il 1817 ed il 1827 compì ancora qualche viaggio ma, nel 1828, lasciò le scene del concertismo londinese con il suo ultimo recital al Royal Philarmonic Society che, insieme a Viotti, aveva fondato.
Ma Clementi si distinse per il suo atteggiamento distaccato dalle conquiste tecniche ed espressive apportate; si direbbe che egli recepì gli stimoli nuovi dei tempi e li tramutò in musica senza aderirvi sentimentalmente, usando, con una lucida razionalità illuminante, una mentalità settecentesca.
La sua produzione musicale comprende complessivamente 113 opere fra sonate, capricci, toccate, fughe, ed altri pezzi per pianoforte, come i 24 Valzer e 12 Monferine; varie opere didattiche, oltre al Gradus, dedicate sempre al pianoforte, fra cui la raccolta di 24 Preludi ed esercizi del 1790; 6 Sinfonie, 1 Oratorio. Di quest’ultimo, la musica ad oggi è perduta.