Tuesday, March 19, 2024

Turandot al Teatro Verdi di Padova… e la passione amorosa scioglie il gelo dell’orgoglio.

di Fabio Gomiero

Domenica 27 ottobre è andata in scena la seconda recita di Turandot, primo titolo per il cartellone invernale della Stagione Lirica di Padova 2019, organizzata e prodotta dal Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto e la Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto.

In scena sul palcoscenico padovano nomi affermati della lirica internazionale e giovani talenti: nel ruolo della “principessa di gelo” figura il giovane soprano australiano Rebecca Nash; l’imperatore Altoum è interpretato dal tenore Antonello Ceron, il vecchio cieco Timur dal basso Abramo Rosalen. Nel ruolo del principe Calaf, scioglitore degli enigmi di Turandot, canta il tenore americano-uruguaiano Gaston Rivero, mentre Liù, la schiava innamorata che sacrifica la vita per lui è interpretata dalla giovane piemontese Erika Grimaldi. Completano il cast Leonardo Galeazzi, Ping, Emanuele Giannino, Pang, Carlos Natale, Pong, Cristian Saitta, Mandarino, Tiberiu Marta, Il principe di Persia. Orchestra, coro e ballo del Teatro Nazionale di Maribor sono diretti dal maestro Alvise Casellati.

Il sipario si apre su strutture praticabili mobili spostate da figuranti, funzionali alla creazione di spazi evocativi di atmosfere orientaleggianti in luoghi e tempi non ben precisati, da cui la sapiente regia di Filippo Tonon, che cura anche scene e luci, ricava uno spettacolo decisamente ricco e appagante. Ad impreziosire il palco e in esso le movenze sceniche dei personaggi, i bei costumi di Cristina Aceti, che vanno dalle tinte neutre della massa popolare a quelle sgargianti che identificano Ping, Pong e Pang passando per le inserzioni luccicanti sugli accessori e sugli abiti delle sinuose ballerine e della superba Turandot.

La direzione di Casellati propone sonorità sostenute e tempi “al metronomo” che concedono poco spazio ai momenti più lirici della partitura, privandola a tratti, dell’espressività che una più accurata e sensibile modulazione del suono avrebbe favorito. Una direzione tuttavia convincente e apprezzabile. Il coro del Maribor, a parte un’iniziale mancata sincronia con i tempi dell’orchestra, regala una performance precisa e puntuale, connotata da voci intonate e perfettamente amalgamate nei vari registri.    

L’inizio dell’opera, con la stentorea acclamazione del Mandarino che comunica con efficacia il tremendo editto della principessa di gelo, ha la bella voce di Cristian Saitta, ben impostata e squillante, mentre la fin troppo vetusta e poco imperiale voce di Altoum, pone la prestazione di Antonello Ceron ad un livello inferiore rispetto agli altri cantanti. Generosa e granitica, la voce di Abramo Rosalen restituisce un Timur vocalmente preciso, credibile e appassionato mentre la giovane schiava Liù ha la voce morbida, piena ed espressiva di Erika Grimaldi; il buon controllo del suo strumento vocale tratteggia una Liù innamorata, coraggiosa e toccante nel suo gesto estremo.

La prova dei tre ministri Ping, Pang, Pong, rispettivamente Leonardo Galeazzi, Emanuele Giannino e Carols Natale, ha strappato unanime consenso del pubblico, espresso con scroscianti applausi di gratitudine. Perfettamente amalgamati nell’espressione vocale, hanno saputo interpretare con grande equilibrio le sfaccettature dei tre personaggi che alternano momenti ironici ad altri nostalgici o cinici, rivelando alte capacità interpretative non solo a livello vocale.

Il principe Calaf ha la piacevole voce squisitamente tenorile del cantante americano-uruguaiano Gaston Rivero, che propone un principe virile, appassionato, forse non molto elegante e raffinato ma ardente quanto basta per sciogliere il gelo dell’amata Turandot.

L’interpretazione di quest’ultima, affidata all’ugola dell’australiana Rebeca Nash, lascia assai perplessi al suo esordio nel secondo atto, perché quella che si ode è una voce stretta, metallica da rasentare lo stridulo, con acuti prossimi all’urlo che davvero gelano il pubblico; nel terzo atto invece, la voce si fa un po’ più calda, rotonda, aperta, finalmente pronta per pronunciare quella parola congelata dentro se stessa oramai da troppo tempo: Amore.

Completa il cast, con la sua breve apparizione, un corretto Tiberiu Marta nel ruolo del Principe di Persia.

Calorosi applausi finali hanno decretato un pieno successo al capolavoro incompiuto del grande Puccini.

La recensione si riferisce alla recita del 27 ottobre 2019.

Photo©FrancescoPertini

redazione
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Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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