Thursday, March 28, 2024

Tanti brevetti poche tutele: il Made in Italy si confronta con la Cina

di Carmine Scianguetta

Mentre l’Italia cresce nel numero dei brevetti richiesti, si consuma un contenzioso tra Europa e Cina. Nonostante l’accordo sulla proprietà intellettuale, lo Stato asiatico impedisce alle aziende europee di tutelare i propri diritti. Un danno soprattutto per le imprese della telefonia 

“Sono dieci mesi incirca, che pervenne a’ nostri orecchi un certo grido, esser stato fabbricato da un tal Fiammingo uno occhiale, per mezzo del quale gli oggetti, benché assai distanti dall’occhio, si vedevan distintamente come se fussero vicini. […] Finalmente, non perdonando a fatica né a spesa alcuna, pervenni a tal segno, che me ne fabbricai uno così eccellente, che le cose vedute con quello apparivano quasi mille volte maggiori, e più che trenta volte più prossime, che vedute dall’occhio libero”. Così Galileo Galilei scriveva nella lettera dedicatoria al Grand Duca di Toscana Cosimo II inserita nel “Sidereus Nuncius” pubblicato a Venezia il 12 marzo 1610. Galileo dichiarava esplicitamente la priorità nell’invenzione del nuovo strumento indicato col nome di “perspicillum”, che gli accademici dei Lincei successivamente avrebbero chiamato telescopio, non era stata una sua invenzione, bensì di “un tal fiammingo”.

Da che è mondo e mondo, la circolazione di informazioni e notizie, l’imitazione o la vera e propria copia sono sempre esistite: in ambito artistico, tecnico, letterario e scientifico. Il progresso si nutre di ispirazioni, prestiti e contaminazioni. Dallo sfruttamento esclusivo per la durata di un anno di una ricetta di cucina nella colonia jonica di Sibari nella Magna Grecia del VII sec. a. C. al prototipo del brevetto concesso all’architetto e ingegnere Filippo Brunelleschi per un barcone anfibio adibito a trasportare marmo sull’Arno nella Firenze del 1421, l’esigenza di tutelare gli originali prodotti dell’ingegno umano è cresciuta progressivamente, fino a diventare di fondamentale importanza. Non a caso una delle questioni che la recente pandemia ha attualizzato è quella dei brevetti sui vaccini. I brevetti, insieme ai marchi e ai modelli di utilità, fanno parte dell’istituto della proprietà industriale, che nasce con lo scopo di proteggere i risultati degli investimenti nello sviluppo di un’invenzione, favorendo ulteriori e futuri finanziamenti alla ricerca, all’innovazione e alle opere dell’ingegno.

Dalla firma del Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade), che stabilì le basi per un sistema multilaterale di relazioni commerciali tra i primi 23 firmatari nel 1947, ai è giunti nel 1995 alla Wto (World Trade Organization), che comprende 164 Paesi, rappresentanti il 97% del commercio mondiale di beni e servizi. La Wto, oltre a stabilire le regole sul commercio, ha promosso un ulteriore accordo denominato Trips (Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights), che introduce i requisiti per le leggi sulla proprietà intellettuale nel commercio internazionale. Lo scopo è proteggere legalmente l’inventore da potenziali imitatori e uno degli strumenti per l’applicazione di tale tutela è appunto il brevetto.

Dall’ultimo report dell’Epo (European Patent Office), l’Ente brevetti europeo, il trend italiano in termini di richieste di deposito è in costante crescita: +6,5% rispetto all’anno precedente contro il +2,7% di media dei 27 Paesi Ue. La produzione di brevetti in Italia continua ad essere al di sotto di Paesi come Germania e Francia (4.600 brevetti italiani depositati all’Ufficio Europeo del Brevetto nel 2020, contro i 25.954 della Germania e i 10.554 della Francia), anche se il rapporto di quelli depositati ogni 100.000 abitanti mostra un miglioramento, secondo quanto riportato nella “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia-Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia”, opera di un gruppo di lavoro di diversi Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche.

Il settore trasporti rimane quello maggiormente trainante, con oltre 400 domande (+9,3% rispetto al 2020): guida autonoma, sistemi di controllo e assetto anti-sbandata, relazioni con le reti neuronali, sistemi di tenuta della strada, motori ibridi. Anche nel settore ecologico, con il riciclo delle plastiche e lo sviluppo delle bioplastiche, il nostro Paese negli ultimi 10 anni ha fornito un grosso contributo, depositando il 9% delle domande complessive di brevetto a livello mondiale. Ottime performance e numeri anche nel tessile, nel biotech e nelle nanotecnologie, a testimonianza della vivacità delle aziende italiane quando parliamo di innovazione e creatività.

Cannocchiali di Galileo

Cannocchiali di Galileo

Altra questione è invece la difesa di questi traguardi. Il nostro Paese non è certo immune dalla pirateria industriale. Uno degli ultimi assalti è avvenuto a danno del progetto “Rigenera” della Human Brain Wave srl di Torino, società di ricerca in biotecnologie e applicazioni cliniche di medicina rigenerativa. La scoperta italiana, alla quale si sono interessate anche la Nato e l’Agenzia spaziale europea, è stata copiata riproducendo il dispositivo e il protocollo medico alla base del suo funzionamento e commercializzandola, nonostante la copertura da brevetto nazionale e internazionale.

Uno dei fronti più caldi nelle dispute legate ai brevetti è quello tra Europa e Cina. Lo scorso febbraio l’Unione Europea ha intentato una causa contro Pechino presso l’Organizzazione mondiale del commercio, di cui la Cina fa parte dal 2001. La querelle nasce nell’agosto 2020, quando la Corte suprema del popolo decise che i tribunali cinesi potevano vietare ai titolari di brevetti di rivolgersi a un tribunale straniero per far valere i propri brevetti. Questo provvedimento, definito “ingiunzione contro la causa” (anti-suit injunctions), impedisce alle società dell’Ue con brevetti high-tech di proteggere le proprie tecnologie, in questo caso brevetti standard-essenziali (Sep) per produrre beni che soddisfano determinati standard internazionali, che coinvolgono soprattutto società europee con diritti sulle tecnologie 3G, 4G e 5G.

Secondo gli accordi internazionali, un titolare di diritti su un telefono cellulare concede in licenza il proprio brevetto a un produttore, che paga un canone negoziato. Quando i produttori si rifiutano di pagare ma commercializzano ugualmente il prodotto, i titolari di brevetto possono chiedere a un tribunale di bloccarne la vendita senza licenza. Con la Cina questa procedura è tutt’altro che semplice. Se fino a pochi anni fa il gigante asiatico appariva come in nuovo terreno di conquista, oggi sembra piuttosto il nuovo conquistatore da cui difendersi.

[Almanacco della Scienza, 27.04.2022]

redazione
redazione
Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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