Friday, April 19, 2024

Come dire addio ad un uomo di famiglia: Onofrio Palombella.

di Sara Palombella Provost 

Onofrio Palombella nacque a Molfetta, in provincia di Bari. Si disse che era un po’ tremendo da bambino, molto intelligente e curioso, e la sua curiosità a volte lo mise nei guai; come quando un esperimento andò storto e diede fuoco al tavolo della cucina. Quando aveva solo 14 anni fu costretto a porre fine ai suoi modi infantili, a causa di malattie e tragedie (perse il fratello maggiore e la sorella, e poco dopo il padre morì di cancro.)

Essendo l’unico maschio rimasto nella famiglia, divenne suo dovere provvedere e divenne operaio su una petroliera. All’età di 20 anni perse anche la madre e si trovò con la responsabilità aggiuntiva di prendersi cura della sorella di 11 anni, Maria.

 

Onofrio Palombella disse che gli anni passati a bordo delle petroliere fornirono le più grandi avventure della sua vita. Aveva una memoria fotografica ed era in gamba ad imparare, e questo non passò inosservato. Dopo un anno fu trasferito sul ponte, a lavorare con il Capitano, dietro al timone, navigando secondo le istruzioni ricevute. Da quel giorno in poi quella fu la sua mansione. Navigando in alto mare, trasportando il petrolio dall’Arabia Saudita all’Europa attraverso il Canale di Suez, ebbe l’opportunità di vedere molte culture ed imparare. Amava leggere e diceva che qualora avesse letto un libro anche solo una volta, non lo avrebbe mai dimenticato. Questa è una caratteristica che la figlia Louise e la nipote Katherine sono orgogliose di condividere con lui.

Le ore trascorse in alto mare furono messe a frutto. Mio padre imparò da solo a leggere e parlare inglese, ma non gli bastava, e volle anche imparare a parlare spagnolo ed imparò anche un po’ di greco.

Mi ricordo ancora che da bambina mio padre insegnava a me e alle mie sorelle a contare in inglese, italiano, spagnolo e greco. Credevamo che lui fosse l’uomo più intelligente del mondo.

Ma nonostante avventura che lo portò in alto mare, il vero desiderio nel cuore di mio padre era altrove: l’America. Arrivò negli Stati Uniti con nient’altro che 600 dollari in tasca. Colse l’occasione e fu benedetto da Dio in quanto ebbe uno zio che lo ospitò in casa immediatamente. Incontrò mia madre poco dopo, ed è stato in lei che ha ricevuto cio che lui chiamo sempre i suoi più grandi tesori – le sue quattro figlie. Ringraziò sempre Dio che mia nonna l’avesse sposato e per la benedizione delle sue figlie, e disse molte, molte volte che sarebbe sempre eternamente grato a mia nonna. Io e le sue sorelle non solamente amevamo nostro padre, lo adoravamo. E lui ricambiava il sentimento.

Mia madre raccontava una storia che quando le nacquero una coppia di gemelle come primogenite, mio ​​nonno si trovò spalla a spalla con lei, cambiando pannolini, nutrendole e camminando sul pavimento della stanza di notte, ognuno con una bambina in braccio. Erano gli anni ’50, un’epoca in cui gli uomini generalmente non collaboravano molto nelle faccende domestiche e alla cura dei bambini.

Uno dei ricordi preferiti di noi sorelle era la domenica dopo la chiesa. Dopo essersi vestiti a festa, lui avrebbe detto loro “Andiamo ragazze” e tenendosi le mani l’un l’altro, avrebbero camminato lungo la strada di Washington Street a Hoboken, riempiendo il marciapiede. Con un grande sorriso sulla sua faccia avrebbe detto, “Mi sento così ricco” e da piccole potevano sentire l’amore e la gioia che aveva per loro. Il padre orgoglioso portava tutta la famiglia in gelateria, le sollevava sugli alti sgabelli e ordinava dei frappè per loro. Ancor oggi oggi mi ricordo  il suono del versamento di quei frullati, e quanto fossero deliziosi, ma il ricordo più bello  è quello dei sorriso sui volti di tutti.

Mio padre era un uomo che ci insegnava a tutti in famiglia che non si doveva mostrare esteriormente l’aggressività per essere forte. Ci ha insegnato a tenere alta la testa e a farci sorridere, anche quando i nostri cuori si spezzavano. Diceva che “Nella vita, si deve continuare, si deve tirar avanti, qualunque cosa accada, non permettere a nessuno di vederti giù, devi sempre aver coraggio”.  E durante i suoi 95 anni è stato sicuramente messo alla prova.

Onofrio Palombella era un vero uomo del Rinascimento, un uomo che ha dimostrato forza silenziosa, amore di Dio, e amore per la conoscenza, i libri, l’opera lirica, la narrazione e l’apprendimento.

Ma soprattutto, c’era il suo infinito AMORE PER LA SUA FAMIGLIA. Per lui, la famiglia era tutto. Lui era una forza calmante nella nostra famiglia, altrimenti chiassosa.

Spero che nel sentirmi parlare di quest’uomo, il nostro patriarca negli ultimi 95 anni, che ora si possa capire perché l’AMORE non sembra quasi una parola abbastanza forte per capire come ognuno di noi in famiglia si sentisse, e si sente ancora oggi che lui ci ha lasciato, per Onofrio Palombella, un emigrante che portava l’Italia e la sua famiglia nel cuore.

 

Elizabeth Vallone
Elizabeth Vallone
Elizabeth Palombella Vallone possesses a B.A. and M.S. degree from Montclair State University and Long Island University. She is a teacher and freelance writer. A contributing author to the anthologies Imprints on Rockland County History (1983) and Curragia: Writings of Italian-American Women (1998), Mrs. Vallone published Stone Perpendicular to Stone—A Tribute to the Land of My Ancestors in 1997. In 2005 she tried her hand at historical fiction and produced the two works. Beyond Bagheria is set in the early twentieth century and the other, Barbarossa’s Princess, is set in 12th century Sicily. Her newest work, Heaven, Hell and Hoboken is scheduled to be released in 2015. Originally from Hoboken, New Jersey, she lives in Rockland County .

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