Wednesday, April 24, 2024

Roberto Alagna splende come Don Carlo a Vienna

Grande, immensa Opera il Don Carlo di Verdi. Capolavoro assoluto in qualsivoglia versione, meglio se in cinque atti; e stupendo sia in italiano che in francese. Per la messa in scena viennese del 21 settembre 2014 alla Staatsoper di Vienna è stata scelta la versione in italiano, in quattro atti, sicuramente la più rappresentata.
1980181_817827188257870_7547771391324413704_oAlla guida della magnifica orchestra del teatro viennese, il giovane maestro Alain Altinoglu, che ha saputo reggere una partitura monumentale con ammirevole polso, rendendo le corrette dinamiche e la corretta espressione ad un’opera pronta a sfaldasi, se mal diretta, a diventare prolissa o troppo roboante. Invece, tutto al proprio posto, con lodevole professionalità.
Il cast degli interpreti principali era ben saldo, con al debutto a Vienna di Roberto Alagna nel ruolo del titolo, affiancato dal soprano canadese Adrianne Pieczonka nel ruolo di Elisabetta e dal baritono George Petean in quello di Posa.
1913297_817827394924516_814704293735301017_oCorretti ma non esaltanti entrambi, questi ultimi però hanno fatto sì che le doti della voce e della presenza scenica di Alagna diventassero il faro guida della rappresentazione. Il tenore siculo francese, infatti, ha saputo splendere, imponendosi vocalmente e scenicamente su tutti ed interpretando uno dei ruoli che, ad avviso di chi chi scrive, gli sono più congeniali. La sua versione del ruolo in francese, affidata tempo fa anche al video, è un indiscutibile punto di riferimento, ma in italiano la resa del personaggio, da lui inquadrato come sempre in maniera perfetta, sia dal punto di vista vocale che da quello intepretativo, si è dimostrata altrettanto pregnante.
Padrone, quindi, della parte con intenso studio della caratterizzazione del personaggio storico e di quello verdiano, Roberto Alagna è stato un Don Carlo tormentato, reietto, indifeso e credibile, dotato di vocalità ideale per il ruolo, in un’espressività pregna non solo di forza e di magnifica emissione, ma anche di dolenti, abili sfumature sonore.
1557199_817827708257818_3542554466537206074_oCapace di utilizzare per piattaforma recitativa le tavole del palcoscenico e perfino le quinte, in grado di sfruttare ogni angolo della scena per esprimersi con la voce e con il corpo, nonostante la regia piuttosto statica di Daniele Abbado lo costringesse, insieme a tutti gli altri interpreti, a rimanere più fermo di quanto avrebbe potuto e, forse, voluto, il celebre tenore si è anche, come sempre, rapportato con i colleghi in maniera esemplare, sia vocalmente che scenicamente.
Le interpretazioni di Roberto Alagna andrebbero guardate sempre da vicino. Forse più fortunati nel poter cogliere le sfumature interpretative in primo piano sono stati gli spettatori che gremivano la piazza Von Karajan lateralmente al teatro, poiché lo spettacolo è stato proposto in diretta all’esterno su maxi schermo, secondo il previsto programma “Oper live am Platz” del teatro viennese.
1557297_818126614894594_984104909837342763_o (1)Soggetta alle vicissitudini del quotidiano, invece, la messa in scena per quanto riguarda il resto del cast, con due sostituzioni, di cui una in corso d’opera, poiché il basso Giacomo Prestia, Filippo II, che aveva fatto all’alzasi del sipario annunciare un’indisposizione, ma che s’era detto avrebbe sostenuto il ruolo, all’inizio del III atto ha scelto di rimanere sul palcoscenico, ma è stato “doppiato” nel seguito dell’opera, dal proscenio, dal basso-baritono Sorin Coliban. L’annunciata sostituzione di Elena Maximova ha visto in scena il mezzosoprano Monika Bohinec come Eboli. Al basso Ain Anger era affidata la parte del Grande Inquisitore.
10348695_817826934924562_2103127661141013151_oL’insieme dello spettacolo si è dimostrato comunque pregevole anche grazie all’interessante scenografia semovente e volutamente lapidea e incombente di Graziano Gregori coadiuvato da Angelo Linzalata. Scene di taglio geometrico e di abile incastro e gioco d’ombre e proiezioni, esaltate dalle splendide luci radenti di Alessandro Carletti, che hanno reso alla perfezione l’atmosfera oscura e tagliente del periodo storico in questione, integrate da luminosità ceree e spettacolari fuochi di rogo nell’Autodafé, suggestivi evocatori di uno dei momenti più oscuri e tremendi dell’Umanità.
10661889_817827201591202_4661891206795985426_oMeno gradevoli i costumi di Carla Teti, sia pure volenterosamente di goyana, inquisitoria memoria spagnola, ma che rendevano uno sfasamento temporale di un paio di secoli che non giovava né agli interpreti, né alla sostanza dell’azione scenica, la quale, come si accennava, è decisamente storica e quindi collocata in un’epoca ben precisa, con personaggi realmente esistiti, dalla quale non si dovrebbe mai derogare.
Il gradimento del pubblico, che affollava il teatro, è stato dimostrato da applausi sentiti e scroscianti; nonché da quelli altrettanto sentiti dei numerosissimi spettatori che hanno goduto lo spettacolo dalla piazza della splendida capitale austriaca, caratterizzata, in questo scorcio di fine estate, da un clima tiepido e gradevole che non aveva nulla di autunnale e che ha permesso alla gente convenuta di godere di una serata viennese quasi “mediterranea”.

Foto di Michel Pohn e Roberto Alagna tenor Facebook page.

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