Tuesday, April 23, 2024

Edward Hopper, dipingere l’America

Hopper nasce in America a Nyack nel 1882 il 22 luglio; i genitori avevano un negozio di tessuti, sono proprio loro ad accorgersi del talento del figlio. Nel 1989 si iscrive ad un corso per corrispondenza presso la NY School of Illustrating. Nel 1900 frequenta la New York School of Art qui incontra i maggiori futuri rappresentanti della pittura americana di quegli anni da Rockwell Kent a George Bellows. Nel 1906 è a Parigi abita vicino al Louvre ed è affascinato dai pittori impressionisti e simbolisti.
Tornò spesso a Parigi ma non frequentò alcuna scuola d’arte, semplicemente andava in giro dipingendo ciò che lo ispirava. Visitò anche Londra, Berlino, Bruxelles, viaggiò in Spagna, si manteneva come illustratore per la C.C.Phillips & Company. Padroneggiava la lingua francese e leggeva i classici della letteratura in lingua originale, tornato in America cominciò a dipingere paesaggi e situazioni tipicamente americane.
Nel 1913 a New York partecipa alla Armory Show che presentava l’avanguardia americana, vendette il suo primo quadro per 250 dollari.
Nello stesso anno, dopo la morte di suo padre si stabilì a NY al N° 3 di Washington Square e lì rimase tutta la vita.
Nel 1920 tenne la sua prima personale al Whitney Studio Club, ma la vera svolta la ottenne nel 1924 quando espose nella galleria di Frank Rehn, dove ebbe un grande successo di critica e di pubblico; nello stesso anno sposò la pittrice Josephine Verstille Nivison che fu l’unica modella per tutta la sua vita e opera.

Edward Hopper (1882 1967) Le Pavillon de Flore 1909 Oil on canvas, 60×73,2 cm Whitney Museum of American Art, New York; Josephine N. Hopper Bequest © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art
Edward Hopper (1882 1967)
Le Pavillon de Flore
1909
Oil on canvas, 60×73,2 cm
Whitney Museum of American Art, New York; Josephine N. Hopper Bequest
© Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

Il Moma dopo tre anni gli dedicò una retrospettiva: l’America celebrava uno dei suoi più celebri pittori e la sua arte che descriveva una quotidianità fatta di paesaggi, personaggi,situazioni tipicamente americane., vere e proprie istantanee, con un tratto quasi veloce e deciso e con un orizzonte che sembra il proscenio di quello che il quadro rappresenta.
Nel 1934 comprò una casa a Truro e ci passò regolarmente i mesi estivi con la moglie.
Il 15 maggio 1967 a 85 anni Hopper morì nel suo studio di New York. Il precursore della Pop Art diceva : “Non dipingo quello che vedo ma quello che provo”.
Molti cineaste, fra cui Hitchcock e recentemente Wim Wenders, hanno adorato i tagli delle sue opere, le luci, i colori. Interni ed esterni hanno un che di statico ed ipnotico, solitudini, anche se ci sono gruppi di persone, geometrie che si rifanno al nostro De Chirico, prospettive inusuali e personaggi che sembrano intimamente raccolti in pensieri che non saranno mai nostri.

GALLERY DELLA MOSTRA SU EDWARD HOPPER A BOLOGNA

La mostra, che chiude il 24 luglio 2016 a Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni di Bologna, è prodotta e organizzata da Fondazione Carisbo, Genus Bononiae. Musei nella Città e Arthemisia Group in collaborazione con il Comune di Bologna e il Whitney Museum of American Art di New York, darà conto dell’intero arco temporale della produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni ‘50 e ’60, attraverso più di 60 opere, tra cui celebri capolavori come South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.
L’esposizione è curata da Barbara Haskell – curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art – in collaborazione con Luca Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell’artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1960, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l’eredità dell’artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.

Isabella Rossiello
Isabella Rossiello
Isabella Rossiello ha insegnato italiano ad Amburgo e Berlino. Tornata in Puglia si e` occupata di moda e grafica divenendo Co–titolare di Deus Ex Machina Pubblicità con sede a Bitonto, con il ruolo di Art Director, trasferendosi prima a Bratislava e poi a Cesena, dove tutt’ora vive e lavora come grafico e giornalista,

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