Thursday, April 25, 2024

Cristina Campo: la relazione tra pensiero e voce. Parte Prima.

di Marina Agostinacchio

Su alcune poesie di Cristina Campo avevo scritto per L’Idea Magazine in un articolo apparso il 5 marzo 2021, articolo nato dalla lettura di alcune poesie dell’autrice, tratte dal libro “La tigre assenza” — Biblioteca Adelphi. Il titolo del” pezzo era “Cristina Campo. La mano, la bellezza. Cinque liriche per un addio”.

Ora però vorrei focalizzare l’attenzione del lettore su altre liriche della Campo e l’occasione di ciò mi è offerta dopo avere letto la raccolta di saggi a cura di Laura Zamboni: “Cristina Campo. Il senso preciso delle cose tra visibile e invisibile”. Tra questi, uno in particolare vuole essere oggetto di riflessione: “Magnificat Equation, o sulla maternità spirituale”, di Snejanka Mihaylova.

CRISTINA CAMPO

Questo saggio è un vero gioiello narrativo che pone, tra i diversi centri del proprio discorso, la storia della salvezza della donna, una salvezza rivisitata alla luce della realtà quotidiana, dove proprio la donna diviene relazione tra il tempo e l’eterno.

Importante è allora la parola, un nuovo linguaggio, capace di dire il raggiungimento della consapevolezza che la donna ha di sé. Il linguaggio deve, pertanto, sapersi schiudere all’espressione di una verità capace di farci entrare nel mistero profondo dell’essere donna la cui pienezza si realizza al di là della maternità biologica.

Ma cosa ha a che fare l’essere vero della donna, calato in una dimensione di quotidianità, filtrata alla luce di un rapporto con la trascendenza?  È nota l’aspirazione di Cristina Campo all’assolutezza e alla purezza, alla perfezione e all’attenzione

Margherita Pieracci Harwell

(intesa quale “attesa del mistero”), come si può evincere da una lettera (lettere scritte a Mita fra il 1956 e il 1975), all’amica Mita: Margherita Pieracci Harwell. In questo carteggio la poetessa consacra la loro amicizia alla Visitazione — Luca, capitolo primo; qui assistiamo all’apparizione dell’Angelo Gabriele a Maria, alla materializzazione del trascendente, attraverso la voce del Messaggero divino. Esso è tramite di una missione solenne e le sue parole divengono quindi la cifra di una consacrazione, di un patto di alleanza e fedeltà.

“Mi chiedevo a quale santo consacrare la nostra amicizia… Mi risuona di colpo alla mente un versetto del Magnificat. E allora ho ricordato un divino discorso tra due amiche. Sarà la Visitazione, dunque, il nostro Mistero? …”, dirà la Campo nella lettera a Mita, in oggetto. Alla luce di questo sacro connubio, la poetessa, nella lettera succitata, esorta l’amica ad un legame di fratellanza tra loro, a una relazione ispirata a un “divino discorso tra due amiche”, e pertanto relazione portatrice di mistero.

Snejanka Mihaylova

Snejanka Mihaylova ci invita proprio alla rilettura dell’evangelista Luca, indicandoci come, nell’Annunciazione, il discorso dell’Angelo Gabriele sia riverberato da un linguaggio nuovo, dove, strettamente connesse, pensiero e parola pronunciata assumono la risonanza di una narrazione, inscritta in una storia personale di maternità spirituale. Tale relazione di fratellanza attraversa la figura di una femminilità, emblema della maternità spirituale di tutte le donne. Nel saggio della studiosa Snejanka Mihaylova, la linea riflessiva segue dunque un percorso particolare: la considerazione di un corpo femminile che trascende la propria natura biologica, per essere oltre quanto circoscritto dalla storia e dalla scienza; donna è il femminile che accoglie in sé l’eterno, la parola vera, non soggetta ad errore o cambiamento, parola di promessa.

In esso la studiosa pone il focus della lettura evangelica sul rapporto tra la voce umana e divina, l’Angelo che parla e Maria, la quale ascolta estatica tanto da far sì che il pensiero si trasformi in ascolto; linguaggio, pensiero, interiorità sono dunque i passaggi necessari per accogliere la Parola divina. La Mihaylova pone quindi l’accento “sul potenziale di un corpo femminile acustico capace di contenere l’integrità dell’umanità, attraverso un’acustica differenziata tenuta insieme dalla fede”.

Ciò che viene messo in luce nella lettura, “tutta al femminile”, che Snejanka Mihaylova fa del Vangelo secondo Luca, ha per sotteso una riflessione speculativa, secondo cui lo stretto legame tra pensiero e discorso traslerebbe in una dimensione di relazione tra pensiero e voce. L’aspetto della voce, dunque, diverrebbe un elemento imprescindibile per rimpostare una relazione tra mente e parola, che diviene suono, accolto nello spazio di un silenzio volto alla comprensione attenta di un messaggio. Nel caso della maternità della Vergine, la Campo ci invita a porre quale perno della nascita della fede, Maria. Si tratta, quindi, di una rilettura della narrazione del Vangelo, una rilettura che permette di porre al centro Maria, il cui sguardo è fisso nella luce delle parole dell’Angelo. Così “Il pensiero da riflesso si fa ascolto”, ma non solo, esso si “fa grembo, spazio nella relazione”. L’attenzione alle parole dell’Angelo non lascia spazio alla paura, frutto dell’immaginazione. E la Campo individua il superamento della paura che atterrisce, ponendo fortemente l’accento su quell’attività della mente che permette di cogliere la Parola nel suo nucleo di verità, di coglierla, “penetrandola”, nel suo valore simbolico.

Annunciazione dell’angelo a Maria

Attraverso l’Annunciazione dell’Angelo, il pensiero, come scritto in antecedenza, si fa ascolto, di una parola pronunciata, detta in suono; essa riveste un significato pregnante nel consegnarci Maria quale ricettrice silenziosa di una Parola annunciatrice di verità: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”, le dirà infatti l’Angelo

Nell’intimo di Maria si apre il varco dell’ascolto attento, un grembo da cui affiora una parola posta tra suono e significato. È un ascolto attento, quello della Vergine, fatto di silenzio, (che non è sinonimo di isolamento o di non appartenenza), ascolto che si allarga alla voce che annuncia la verità della Parola, profonda risonanza di un mistero, nel cuore di Maria.

È la concretezza della triade, voce-suono-messaggio, che capovolge l’idea di una lingua che parli dell’Ineffabile dentro il solo pensiero astratto. Tutto avviene in un momento di vita quotidiana, e in un coinvolgimento totale della Vergine sospeso tra “visione acustica” e psiche.

… Alla prossima con Diario bizantino.

Marina Agostinacchio
Marina Agostinacchio
Nel 1998 e nel 2007, Marina Agostinacchio è tra i vincitori del concorso nazionale di poesia “Premio Rabelais”. Nel 2006 è tra i finalisti del Premio “Tra Secchia e Panaro”. Nel 2002 ha ottenuto il Premio internazionale Eugenio Montale per l’inedito. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesie Porticati, nel 2009 la raccolta Azzurro, il Melograno, nel 2012 Lo sguardo, la gioia, nel 2014 Tra ponte e selciato. Nel 2021, Marina Agostinacchio ha pubblicato i volumi bilingue di poesie "Trittico Berlinese", 2021, e "In the Islands of the Boughs", 2023.

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